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La sindaca Ilaria Bugetti ha rassegnato le dimissioni al termine di una giornata drammatica. Il Comune sarà commissariato


La svolta nel tardo pomeriggio al termine di una giunta straordinaria. In giornata è arrivata anche la notizia dell'iscrizione del vicesindaco Simone Faggi nel registro degli indagati con l'ipotesi di reato di false attestazioni al pm


Claudio Vannacci


Ilaria Bugetti non è più sindaca di Prato. Le dimissioni sono state comunicate qualche minuto prima delle 19 di venerdì 20 giugno al termine di una lunga e soffertissima giornata in cui si sono rincorse voci su voci, conferme e smentite sull’asse Prato-Roma: autosospensione, anzi no, dimissioni.
Troppo forte il terremoto dell’inchiesta giudiziaria, troppo pesante l’ipotesi di corruzione contestata dalla procura antimafia di Firenze e accompagnata dalla richiesta di arresti domiciliari. Ilaria Bugetti, Pd, ha convocato in fretta e furia una Giunta straordinaria e, ad appena 24 ore dal Consiglio comunale in cui ha ribadito fiducia nella magistratura, sottolineato di aver sempre operato nella correttezza personale, istituzionale e giuridica e ha espresso la convinzione di proseguire, ha lasciato la fascia tricolore. Qualche riga sulle sue pagine social per spiegare “la decisione difficile, presa per rispetto delle istituzioni e per affrontare il procedimento e dimostrare la totale estraneità ai fatti contestati”. La prima donna sindaco di Prato, si è arresa davanti ad una inchiesta che l’ha travolta e che l’accusa di aver intrattenuto presunti rapporti corruttivi con l’amico imprenditore Riccardo Matteini Bresci, anche lui indagato per corruzione ma con il rischio di finire in carcere se il giudice delle indagini preliminari accoglierà la richiesta della procura antimafia (lo scorso anno il big del tessile, ex patron del Gruppo Colle, è stato messo ai domiciliari e poi condannato per lo stesso reato).
Comune azzerato in pochi minuti, dopo però sette giorni di travaglio: dal 13 giugno, giorno in cui, ad un anno esatto dalla proclamazione a sindaca, i carabinieri del Ros hanno bussato alla porta di casa per notificare a Bugetti l’avviso di garanzia firmato dai sostituti Gestri, Boscagli, Nastasi e controfirmato dal capo Spiezia, a oggi. Da Firenze è arrivato il segretario regionale del Pd, Fossi, da Roma l’onorevole Furfaro; tutti e due si sono chiusi in Palazzo comunale assieme a Bugetti e alla sua squadra. Preciso il compito assegnato dalla segretaria del partito Schlein: risolvere il caso Prato. Risolverlo subito, prima dell’interrogatorio preventivo in agenda lunedì prossimo. I bene informati dicono che la soluzione doveva essere più soft: autosospensione per il tempo necessario a capire meglio i contorni dell’inchiesta, a mettere a punto la difesa, a organizzare la continuità amministrativa e a mettere a tacere le voci di un Pd a targhe alterne, che si batte per cacciare gli indagati solo quando appartengono ad un altro colore politico. Ma un fatto ha evidentemente determinato una svolta improvvisa e definitiva: l’avviso di garanzia notificato oggi dai magistrati dell’antimafia al vicesindaco Simone Faggi. Nei suoi confronti viene ipotizzato il reato di false dichiarazioni rese al pm in qualità di persona informata sui fatti. E’ stato il primo, il vicesindaco, ad essere sentito in procura: un interrogatorio lungo ore, duro, deciso. Per gli inquirenti, Simone Faggi non avrebbe riferito o avrebbe riferito solo parzialmente i fatti di cui è a conoscenza. Le sue dichiarazioni non avrebbero trovato conferma in quelle di altri testimoni e non avrebbero sempre collimato con gli elementi già nelle mani dei magistrati. Ecco che l’iscrizione sul registro delle notizie di reato della persona chiamata a sostituire Bugetti, avrebbe reso insostenibile l’autosospensione. Da qui la virata. Definitiva. Con le dimissioni protocollate e inviate alla Prefettura e alla Presidenza del Consiglio comunale al termine dell’incontro con la giunta. Questo il testo integrale del documento: “Considerata la nota pendenza del procedimento penale che mi vede coinvolta, con la presente, ai sensi dell’articolo 53 del decreto legislativo 267/2000, rassegno le dimissioni dalla carica di sindaco. La decisione è motivata dal profondo rispetto istituzionale che nutro sia verso l’Ente Comune di Prato che verso la magistratura e dalla necessità di affrontare le imminenti fasi giudiziarie con la dovuta serenità, nella piena convinzione di poter dimostrare e documentare la totale estraneità rispetto agli addebiti che mi sono mossi e senza che il contestuale esercizio delle funzioni possa in alcun modo condizionare il confronto con l’Autorità giudiziaria”. L’esponente Pd si presenterà lunedì mattina in tribunale senza più il titolo di sindaca: ciò potrebbe salvarla dal rischio dei domiciliari, in ragione del fatto che la restrizione cautelare veniva chiesta per evitare il pericolo di reiterazione del reato oltre che del rischio di condizionamento dei testimoni.
Bugetti, che dal primo giorno ha detto di non volersi sottrarre alla giustizia in nessuno dei passaggi previsti, sarà chiamata a rispondere dei suoi rapporti con Matteini Bresci: presunti interessi dell’imprenditore tutelati e avvantaggiati – secondo la ricostruzione della Dda – quando era consigliera regionale, il rapporto di lavoro mai esplicitato agli uffici della Regione, le presunte rassicurazioni di avere un occhio di riguardo per il patron del Gruppo Colle che non avrebbe mai perso occasione per vantarsi di essere stato portatore di soldi per le campagne elettorali che hanno impegnato negli anni Bugetti e di aver procacciato voti in ambienti massonici. E, infine, la delibera di Giunta per superare le resistente dei dirigenti comunali che non volevano saperne di concedere un terreno pubblico per stoccare le terre di scavo provenienti dal cantiere per la realizzazione della fognatura industriale a cui Matteini Bresci era molto interessato per fini legati alle sue imprese.
Il Palazzo comunale è stato praticamente blindato per tutto il pomeriggio e fino a sera, quando Ilaria Bugetti è uscita senza rilasciare dichiarazioni. E nessuno dei suoi collaboratori, dei suoi ormai ex assessori, dei suoi fedelissimi è uscito a dire una parola. La notizia ha fatto presto il giro della città. I social l’hanno fatta rimbalzare all’impazzata. I giornali online l’hanno aggiornata minuto per minuto. Ecco che gli applausi di ieri in Consiglio comunale e la spinta a continuare il mandato, si sono trasformati in gelo. In lacrime. Mai una pagina come questa a Prato.
Tutto finito ma non ancora tecnicamente. Bugetti dovrà formalizzare le dimissioni, già protocollate oggi, in un Consiglio comunale straordinario che sarà convocato a breve; da quella data scatteranno i venti giorni entro i quali, teoricamente, l’esponente Pd potrà fare marcia indietro e rimettersi alla guida del Comune; scaduto il termine e diventate irrevocabili le dimissioni, arriverà il commissario prefettizio che traghetterà l’amministrazione fino alle elezioni che potrebbero già essere ad ottobre, in concomitanza con la tornata regionale. Tutti di nuovo alle urne, appuntamento anticipato di quattro anni. Sembra un anno fa, ma è oggi.

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