Nel 2024 il Comune di Prato ha emesso oltre 27 milioni e mezzo di euro in avvisi Tari nei confronti delle imprese, ma ne ha incassati poco più di 15 milioni e 800mila. Manca all’appello quasi il 43% del dovuto: un buco di quasi 12 milioni di euro. I dati sono stati diffusi da Tommaso Cocci capogruppo di Fdi in seguito alla richiesta di un accesso agli atti che ha evidenziato anche che dal 2020 a oggi, la capacità di riscossione è crollata progressivamente: si è passati da un tasso del 70,2% nel 2020 al 67,6% nel 2021, al 63,5% nel 2022, fino al 56,7% nel 2023.
“Nel 2024 – precisa Cocci – si registra un leggerissimo rialzo al 57,1%, ma siamo ben lontani da livelli accettabili. È il segno evidente di una macchina amministrativa che si sta fermando, e che non riesce più a garantire equità né sostenibilità fiscale.” Cocci sottolinea che il problema non è solo tecnico, ma profondamente politico: “Chi evade non lo fa per caso, ma perché sa di poterlo fare impunemente. A Prato esiste una parte del distretto produttivo che da anni si sottrae sistematicamente al pagamento della Tari, con aziende intestate a prestanome, sedi inesistenti, continui cambi di intestatari. Tutti sanno dove si concentra questo fenomeno, eppure il Comune resta fermo, silenzioso, cieco. Nel frattempo, le imprese in regola vengono lasciate sole, costrette a pagare anche per chi non contribuisce, in un sistema che premia la furbizia e punisce la correttezza. È surreale che il Comune di Prato continui a lamentarsi della scarsità di fondi statali, quando è esso stesso a dimostrare, anno dopo anno, una totale incapacità nel far rispettare le regole e nel riscuotere ciò che gli è dovuto. Un’amministrazione che non sa gestire le proprie competenze non può pensare di assumere quelle altrui”.
Nel chiedere maggiore rigore verso chi evade, più trasparenza nella gestione, e la volontà politica di tutelare le aziende oneste, Cocci puntualizza anche che “Mentre fallisce sulle proprie responsabilità, l’amministrazione propone di occuparsi di permessi di soggiorno. Una materia che spetta per legge al Ministero dell’Interno e alle Questure. È un’iniziativa istituzionalmente inaccettabile, figlia di un attivismo ideologico che confonde i ruoli e mina l’equilibrio tra gli enti dello Stato.
È francamente poco responsabile, soprattutto da parte di chi è già manifestamente incapace di gestire le proprie competenze fondamentali.”
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