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Suicidi in carcere, Consiglio comunale straordinario e Bugetti invita di nuovo il ministro Nordio: “Il centrodestra si unisca alla nostra richiesta”


All'indomani della morte del detenuto alla Dogaia la sindaca rinnova l'invito all'esponente di governo: "La casa circondariale è al collasso, non c'è più tempo da perdere". Intanto anche il NurSind denuncia l'emergenza caldo all'interno del carcere


Samuela Pagliara


Sarà convocato un Consiglio comunale straordinario per parlare dell’emergenza carcere della Dogaia, Consiglio al quale sarà invitato anche il ministro della giustizia Carlo Nordio. Ad annunciarlo, a 24 ore dalla morte del detenuto tunisino di 35 anni,  è la sindaca Ilaria Bugetti: “Rinnovo l’invito al ministro Nordio a venire qui a Prato per trovare soluzioni alla drammatica situazione in cui si trova La Dogaia. Il centrodestra si unisca a noi perché su questi temi dobbiamo essere trasversali- aggiunge Bugetti- Non è il momento delle ideologie, ci vogliono i fatti. La destra abbandoni  qualsiasi tentativo di narrazione edulcorata delle condizioni della Dogaia per compiacere il proprio governo, tra l’altro smentita dai fatti, e a unirsi a noi nel chiedere al ministro Nordio un sopralluogo e degli interventi immediati. Come Comune abbiamo le mani legate perché non è nostra competenza -conclude Bugetti- tocca al Governo intevenire. Non c’è più tempo per riflettere, la Dogaia è al collasso”. La richiesta sarà protocollata nelle prossime settimane.

All’indomani all’ennesimo suicidio in cella, in città e non solo, il dolore è ancora molto e le polemiche politiche non si placano. Questa mattina, giovedì 8 agosto, il consigliere regionale del Pd Marco Martini ha chiamato il Garante regionale dei detenuti Giuseppe Fanfani per fare il punto sulle criticità della struttura penitenziaria pratese:  “Condivido la sua idea, in carcere si muore perché manca tutto, è insostenibile. Il disagio psichico nasce anche da qui”.

Il consigliere regionale attacca poi il governo, dopo la bocciatura dell’ordine del giorno presentato dai deputati Fossi e Furfaro, e la tensione sale. Il centrodestra accusa la Regione di non fare abbastanza e Martini risponde: “Un mese fa la giunta regionale ha dedicato alla questione carceri una seduta straordinaria, ricordando le azioni e le misure che la Toscana mette in campo a favore del sistema penitenziario, circa 34 milioni di euro all’anno. Nell’ambito del sistema sanitario regionale per assicurare medici, specialisti, ambulatori, prevenzione, e in generale i Lea, i livelli essenziali di assistenza, per i detenuti, sono circa 21 milioni, di cui solo 9 provengono dalla ripartizione del Fondo sanitario nazionale, il resto vengono attinti dal bilancio regionale – conclude Martini- Giani ha annunciato che destinerà altri 500 mila euro di risorse per promuovere ed incentivare attività all’interno del carcere, il governo nazionale ha scelto di non decidere”.

Intanto, ad essere in difficoltà è anche il personale sanitario all’interno del carcere. Il caldo pesa anche sugli infermieri costretti a lavorare in piena estate con temperature sopra i 35 gradi senza un adeguato impianto di condizionamento, come denunciato dal sindacato degli infermieri NurSind:  “Una situazione intollerabile – spiega il segretario territoriale Roberto Cesario – con conseguenze rischiose sia per la salute degli infermieri che per le loro prestazioni lavorative: in alcuni casi, infatti, si sono segnalati malesseri tra il personale in servizio. Ci viene inoltre segnalato che gli stessi farmaci conservati in questi ambienti superano le temperature previste dalle case farmaceutiche e risultano quindi essere alterati- prosegue-“Dopo una lunga diatriba col ministero della Giustizia, l’Asl è intervenuta installando dei condizionatori portatili in alcuni dei locali dove lavorano gli infermieri, ennesime soluzioni tampone”. La situazione peggiore si registra nel padiglione di massima sicurezza e in quello dei collaboratori di giustizia.

Il coordinatore nazionale della polizia peniteziaria per la funzione pubblica Cgil, Donato Nolè, in una nota, parla di “politica miope da parte dell’amministrazione penitenziaria” e spiega: “Da anni denunciamo alle autorità competenti la grave situazione a Prato. Non sappiamo più come esprimere il nostro allarme, le nostre segnalazioni restano inascoltate. La situazione è destinata a implodere, serve un cambio di rotta immediato”. La carenza di personale ha impedito, di fatto, di intervenire in maniera tempestiva sul detenuto poichè gli agenti erano impegnati a fronteggiare altri eventi critici. La casa circondariale di Prato, fa sapere il sindacalista, è divenuta “un vero e proprio ghetto penitenziario, il carcere più problematico della Toscana, con detenuti difficili da gestire ed è anche l’istituto con il rapporto più basso tra detenuti e agenti di polizia penitenziaria, gli agenti sono costretti a svolgere in media 400 ore annue di straordinario. E’ accettabile- conclude Nolè- che gli uomini e le donne della polizia penitenziaria debbano essere umiliati in questo modo?”

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