Centrodestra all’attacco del Comune all’indomani dell’aggiudicazione della prossima edizione del festival Settembre Prato è spettacolo. Lapidario il commento di Tommaso Cocci, capogruppo di Fratelli d’Italia, e Rita Pieri, omologa di Forza Italia: “La montagna ha partorito il topolino – dicono -, le ambizioni internazionali del Settembre Pratese rimangono al palo. Nel mentre ritorna un nome di Fonderia quello di Castellani”.
“Ma il Settembre pratese non doveva essere rivoluzionato? – si chiedono Cocci e Pieri -. La Giunta sembra avesse infatti ambizioni internazionali per questa nuova versione del festival, ma lo scarso interesse che c’è stato per il bando di aggiudicazione dice tutt’altro”.
I due esponenti di minoranza spostano poi l’attenzione sulla questione Fonderia Cultart, che sarà discussa anche domani in Consiglio comunale con al sindaca che risponderà ad una interpellanza dell’opposizione. “Ci siamo lasciati alle spalle come gestore dell’evento una cooperativa culturale in crisi quella di Fonderia Cultart – dicono Cocci e Pieri -: oltre 900.000 euro di debiti e un utile di appena 205 euro. Un bilancio che certifica una situazione economica complessa e difficile. Mentre la cooperativa affonda, il suo presidente Francesco Fantauzzi viene indicato come delegato alla Cultura dalla sindaca Bugetti per poi essere assunto come articolo 90”.
In merito alla partecipazione al bando Cocci e Pieri dicono poi che “nessun grande operatore si è affacciato”, affermazione che ad onor del vero cozza con il profilo di almeno due delle società che fanno parte della Ati: Le nozze di Figaro, organizzatrice tra le altre cose dei festival Firenze Rock e Visarno, e Ponderosa, società milanese che ha in corpo numerosi artisti di livello. In merito invece alla terza società del raggruppamento temporaneo, la pratese A-Live di Alberto Castellani, Cocci e Pieri rimarcano come lo stesso sia stato in passato socio di Fonderia Cultart: “Il grande cambiamento non si è visto ed a lato invece vecchi nomi riaffiorano – dicono -. Insomma il sistema della gestione degli eventi non ha cambiato passo, ma sembra essere ancora quello di un Paesone e non quello che merita la terza città del centro Italia. A Prato la cultura, o meglio gli eventi, sono sempre gestiti dal medesimo giro di relazioni ed è evidente che queste iniziative non trovano l’interesse di operatori di livello nazionale ed internazionale”.
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