Verbali del cda semicensurati e in numero inferiore a quelli richiesti, commissione consiliare Controllo e garanzia a porte chiuse sul punto all'ordine del giorno dedicato alla transazione con la ex direttrice Cristiana Perrella per ritirare la causa di lavoro e la denuncia per diffamazione verso il presidente del Pecci, Lorenzo Bini Smaghi, a causa di un vincolo di riservatezza su cui gli uffici comunali non si sono espressi nonostante i soldi utilizzati siano pubblici e l'ente abbia come socio fondatore il Comune.
Quella andata in scena stamani, 28 settembre, in palazzo comunale a Prato, non può dirsi certo “Un'operazione verità” sullo stato di salute dell'ente e sui due licenziamenti al Centro Pecci, notificati a fine agosto e revocati pochi giorni fa. Analizzare il contesto in cui è maturata questa decisione e le relative conseguenze, è complicato quando le informazioni a disposizione sono parziali in nome di un non meglio precisato diritto alla privacy e di vincoli di riservatezza sull'uso di soldi pubblici. La parte secretata della commissione è stata rimandata al 9 ottobre a causa del protrarsi dei lavori sul primo punto, quello aperto al pubblico. Non senza fastidio da parte di Bini Smaghi che avrebbe preferito fare tutto oggi: “Ho molti impegni legati al mio lavoro, faccio il presidente del Pecci gratis”.
Accusato di scarsa trasparenza e rispetto del Consiglio comunale sia dalla maggioranza che dall'opposizione e dal presidente della commissione Leonardo Soldi, Bini Smaghi ha ribadito di aver agito correttamente rispetto alla tenuta dei conti e nei confronti della stessa commissione nella seduta del 17 luglio scorso dove fece il punto sulla perdita di bilancio 2022 e rassicurò su quello 2023 ma senza alcun cenno alla necessità di mettere mano al personale. Cosa non specificata neanche ai sindacati il 31 luglio: “Questo è un organo di controllo ex post – ha affermato il numero uno del Pecci – per cui le comunicazioni delle decisioni avvengono al termine del percorso, non durante. I primi a essere informati devono essere i diretti interessati come mi sembra sia normale. Non è che vado a giro ad annunciare i licenziamenti e poi dico “guardate siete voi. Sui verbali censurati abbiamo fatto quello che ci è stato consigliato dai consulenti”.
Tra le più agguerrite Marilena Garnier: “E' tutto molto imbarazzante. Dai verbali censurati alle mancate comunicazioni nelle sedi istituzionali. Lei ha definito il Pecci la “Bella addormentata” dell'arte contemporanea, ma mi sembra che il principe non arriverà mai a svegliarla. C'è bisogno di una svolta epocale o la città continuerà a chiedere di chiuderlo”.
Incalzato dai consiglieri d'opposizione sui costi dell'ente, Bini Smaghi ha dichiarato che nel 2022 il direttore Stefano Collicelli Cagol ha ricevuto un premio produzione di 12 mila euro, i tre quinti dei 20mila inseriti nel suo contratto, e che nello stesso cda che ha decretato i due licenziamenti, è stato proposto l'innalzamento di livello per quattro dipendenti. Scelte che appaiono in contraddizione con il dichiarato bisogno di abbassare i costi fissi e di aumentare gli investimenti sull'offerta culturale. Ci penserà la Corte dei Conti ed eventualmente la giustizia ordinaria a stabilire se queste ed altre scelte sui conti del Pecci, sono state corrette. Il consigliere della Lega Curcio, infatti, oggi ha presentato due esposti: uno alla magistratura contabile e l'altro alla guardia di finanza. Un'attenzione alle spese che Bini Smaghi non gradisce: “Questo museo ha un problema strutturale sul fronte economico-finanziario, ci vuole tempo e continuità nei contributi pubblici per invertire la rotta. A Palazzo Strozzi la dotazione iniziale era di 3 milioni di euro e siamo arrivati a 9 in 16 anni. Tutto e subito non è possibile. Ci vuole stabilità, strategia a lungo termine e sostegno anche da parte dei consiglieri d'opposizione. Chi va sul giornale a parlare male del Pecci, parla male di Prato”.
Opposizione pungolata anche dall'assessore alla Cultura, Simone Mangani, che ha ricordato l'impegno profuso anche dal sindaco di centrodestra Roberto Cenni sul raddoppio del Pecci: “Abbiate il coraggio di dire che tante amministrazioni che si sono succedute e che hanno investito sul Pecci hanno fatto una scelta sbagliata e che la vostra opzione per il 2024 è quella di chiudere questo posto. Altrimenti, significa che il Museo Pecci è un asset fondamentale per tutti”. Nessuna risposta di Mangani alle domande sul futuro dell'attuale cda in prorogatio, ma un messaggio alla Regione, anch'essa socia dell'ente: “Quando nominerà il proprio rappresentante (in questo cda non lo ha fatto, ndr), noi nomineremo i nostri”.
Claudiu Stanasel del Centrodestra ha dato colpi di fioretto al Pd “che vuole essere ovunque: alla manifestazione dei lavoratori contro il licenziamenti, ai tavoli dove si nomina il cda che ha effettuato i licenziamenti, nella stanza del presidente del Consiglio comunale che boicotta i lavori di questa commissione”.
I consiglieri di maggiorana Enrico Romei (lista Sport) e Sandra Mugnaioni (Demos) hanno invitato i vertici del Pecci a guardare all'esempio virtuoso della Fondazione Crida (leggi).
Per tutti c'è l'invito dei vertici del Pecci a partecipare alla mostra che apre domani, “Diego Marcon. Glassa”, finanziata – è stato sottolineato – interamente da privati. Il tentativo è ripartire dall'offerta culturale dopo un mese di polverone e polemiche sui costi, molti, e sui visitatori, pochi, provocato dalla notizia dei due licenziamenti per motivi economici, poi ritirati a fronte di un maggiore impegno della Regione e del Comune. Certo, non proprio il modo migliore per attivare finanziatori privati.
Pecci, il presidente Bini Smaghi in commissione Controllo e garanzia, “l’operazione verità” può aspettare
Tra omissis e argomenti da trattare a porte chiuse, restano ancora molti dubbi sull'effettivo stato di salute dell'ente e sulle motivazioni che hanno portato a notificare due licenziamenti per motivi economici, poi revocati. Emerge un premio produzione per il direttore Collicelli Cagol. Esposto del consigliere Curcio (Lega) alla Corte dei Conti e alla guardia di finanza. La provocazione dell'assessore Mangani all'opposizione
65
(e.b.)
Edizioni locali: Prato