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Stop alle messe aperte al pubblico. A chiederlo, dopo i recenti casi di sacerdoti colpiti dal Covid,tre solo ieri (LEGGI), è Tommaso Chiti, del Comitato SiToscana Prato che si rivolge al sindaco e al presidente della Regione, denunciando una diversità di atteggiamento rispetto a quanto fatto per il mondo della cultura.
"A fronte della crescita dei contagi fra i parroci della diocesi di Prato – dice Chiti – esprimiamo vicinanza ed auguri di pronta guarigione a tutte le persone colpite dal virus. Non possiamo però esimerci dal profondo sdegno per le scelte politiche perpetrate dal governo in termini di chiusure scriteriate, che non hanno però riguardato assembramenti in luoghi di culto chiusi, esponendo la comunità ad un potenziale rischio di nuovi focolai".
"Mentre l'istruzione pubblica così come la cultura con cinema, musei e teatri sono stati nuovamente chiusi, senza indugio e senza riscontri epidemiologici – prosegue Chiti – per il governo le funzioni religiose sembrano una priorità indiscutibile anche in questa fase di nuove restrizioni in Toscana. Di certo la pandemia mette a dura prova l'equilibrio di diritti costituzionali, fra la salvaguardia della salute e l'esercizio di libertà di culto, così come di aggregazione. Ed è davvero spiacevole dover rinunciare alla normalità della vita sociale. Altrettanto spiacevole però è stato il trattamento riservato ai circoli e alle case del popolo".
Da qui la richiesta al sindaco e al presidente della Regione di attuare provvedimenti coerenti con l'emergenza attuale: "E' davvero inqualificabile – chiude Chiti – che il diritto al lavoro e la possibilità di sostentamento nel comparto culturale abbia un peso meno importante che la professione di fede".
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