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Multiutility: il Comune di Prato va avanti, respinta la petizione dei comitati contrari


Maggioranza compatta in commissione Affari generali nel respingere la richiesta di ritiro in autotutela dell'atto che quasi un anno fa ha dato il via all'operazione


Redazione


Sul futuro assetto della Multiutility, il Pd resta compatto. E' negativo, infatti, il parere espresso stamani dalla commissione 1 – Affari generali – alla petizione per chiedere al Comune di Prato la revoca in autotutela della delibera del Consiglio comunale del 17 ottobre del 2022 che ha dato il via alla nascita dell'ente attraverso la fusione per incorporazione in Alia servizi ambientali di Consiag, Acqua Toscana e Publiservizi. Il documento è stato respinto con 4 voti contrari, quelli della maggioranza, e tre astenuti, quelli dell'opposizione di centrodestra. Di conseguenza non approderà in Consiglio comunale. Il presidente della commissione, Antonio Facchi, si limiterà a comunicare l'esito della seduta di oggi al presidente del Consiglio comunale.
Il dibattito è stato piuttosto acceso ed è partito con l'intervento dei tre rappresentanti dei comitati che hanno promosso la petizione. Tutti e tre hanno ribadito la contrarietà all'operazione, in generale e rispetto alla possibile futura quotazione in borsa del 49% della società, che ritengono speculativa e contraria all'esito del referendum sull'acqua pubblica e al parere espresso dalla Corte dei Conti su richiesta di alcuni Comuni, che ha ribadito l'inalienabilità delle reti che sono e devono restare in mano pubblica. Fuori dal Comune, intanto si è tenuto un piccolo sit-in dei promotori della petizione (foto).
L'assessore competente Gabriele Bosi, ha spiegato che le reti sono in mano a Multiutility che in questo momento è interamente pubblica. Se e quando sarà quotato in borsa il 49% della società, le reti o torneranno di proprietà dei Comuni o a Toscana holding che avrà la regia di tutto, sarà interamente pubblica e deterrà almeno il 51% di Multiutility. Bosi che mette in guardia dal rischio di vedere i propri servizi comprati dalle multiutility delle altre regioni a causa dell'alta frammentazione presente in Toscana nel settore. A quel punto i profitti andranno altrove: “Non torneremo al piccolo mondo antico con affidamenti in house – ha detto Bosi – Quindi o lo facciamo noi tenendo sui territori le ricadute o lo faranno gli altri. Quanto alla quotazione in borsa, ricordo che l'alternativa per trovare le risorse sono i prestiti bancari che vanno restituiti con gli interessi, ossia profitti. Non credo che la remunerazione delle banche sia più equa della quotazione in borsa”. Più duro il vicesindaco Faggi: “Le ricadute per i territori ci sono eccome perché redistribuiamo ai cittadini sotto forma di servizi. Ricordo che con gli utili 2023 abbiamo finanziato contributo affitti, aumento dei posti in rsa, le case popolari e i budget degli assistenti sociali. Questa non è una remissione verso i poteri più forti come la si vuol far passare, è una scelta consapevole per fare gli investimenti necessari, migliorare i servizi e mantenere sui territori la governance”.
Il segretario del Pd, Marco Biagioni, ospite della commissione 1 nella sua veste di consigliere comunale, è stato coerente con gli altri interventi: “L'obiettivo è il contenimento delle tariffe e il miglioramento del servizio pubblico. Per noi questo passa dall'aggregazione dei servizi perché porta sviluppo e capacità d'investimento”.
Per i comitati resta la strada del referendum consultivo. Nei prossimi mesi una commissione ad hoc sarà chiamata a decidere in merito su questa istanza. Se sarà dato il via libera, i promotori dovranno raccogliere le firme necessarie che sono seimila.
Nel frattempo il percorso della multiutility prosegue. Firenze e Prato devono tornare nei rispettivi Consigli comunale per votare il percorso della quotazione in borsa e la nascita di Toscana holding. Probabilmente non sarà rispettata la data del 30 settembre perché il percorso burocratico procede a rilento e questo comporterà l'aggiornamento della perizia sui valori per definire le quote di Toscana holding.

(e.b.)
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