Migranti dentro l'ex Creaf. Una proposta destinata a sollevare un polverone, istituzionale prima ancora che politico e sociale. La sua paternità infatti, non è chiara: il presidente Giani la attribuisce alla prefetta di Prato che gli avrebbe telefonato ieri, mentre il sindaco Biffoni "smaschera" lo stesso Giani affermando che sarebbe stato lui a metterla sul piatto lunedì scorso a Firenze al tavolo con il prefetto Valenti senza alcuna precedente condivisione con il territorio.
In ogni caso si tratta di uno schiaffo alla città e a chi la governa che il sindaco Biffoni non intende tollerare, come si capisce dalla dichiarazione a caldo rilasciata da Biffoni nel tardo pomeriggio di oggi quando si è diffusa la notizia di un Cas nella struttura di via Galcianese. "L'idea è del Presidente e l'immobile è della Regione quindi possono fare come credono, – afferma Biffoni – ma prendo atto, siccome con me non ne ha mai parlato, del rispetto del Presidente della Regione per questa città. Città che sull'accoglienza fa da sempre e parecchio la sua parte e mai si è tirata indietro". Gli arrivi infatti, sono continui. Solo ieri otto, e vengono distribuiti tra i vari Cas presenti in città e in provincia che ormai sono ai limiti della capienza.
Queste parole, quindi, fanno deflagrare in una vera e propria guerra le tensioni accumulate negli ultimi mesi tra Biffoni e Giani nonostante appartengano entrambi al Pd e alla mozione Bonaccini. D'altronde l'ipotesi di trasformare il Creaf in un Cas senza alcuna precedente condivisione con chi rappresenta il territorio, può essere letta solo come una dichiarazione di apertura delle ostilità.
Ma andiamo con ordine.
Oggi pomeriggio, rispondendo alle domande dei giornalisti sulla possibilità di un Cpr in Toscana e sulla possibilità che la Regione firmi lo stato di emergenza come richiesto dal governo, il presidente Giani ha esternato la possibilità di utilizzare il Creaf per l'accoglienza attribuendo tale idea alla prefetta pratese Adriana Cogode che gli avrebbe telefonato ieri. Questa la sua dichiarazione ai microfoni: "E' evidente che quando noi parliamo di accoglienza diffusa, dobbiamo fare un lavoro di confronto, e quindi di una cabina di regia permanente che fra i vari enti locali, la Regione, lo Stato, individui i luoghi. Per dire, ieri ci siamo sentiti con la prefetta di Prato, e mi diceva che il Creaf, la struttura che noi abbiamo realizzato nella gestione della pandemia, si potrebbe adattare, e quindi abbiamo ragionato come e perché potrebbe adattarsi. Ma non può essere un gioco di rapporti individuali: quindi una cabina permanente in Toscana che abbia una capacità decisionale, rispetto ai poteri del commissario, a mio giudizio è necessaria, è giusta, è buona".
Parole che come benzina sul fuoco hanno scatenato l'ira di Biffoni. Oltre a chiarire che siamo di fronte a uno schiaffo alla città, il primo cittadino pratese fa una lezione a Giani sull'accoglienza: “Se ne avevo un sospetto adesso ho la ragionevole certezza che Giani parli di immigrazione senza sapere avere chiaro di cosa si intenda per accoglienza diffusa, perché se immagina il Creaf, che aveva già proposto a Firenze durante l'incontro con il prefetto Valenti, come una struttura per l'accoglienza diffusa, forse non ha idea di cosa sia il modello toscano e pratese dove l'accoglienza si fa in piccoli spazi e con piccoli nuclei e non in luoghi enormi come l'ex Creaf”.
Forse Giani ha visto nella vicenda l'occasione per dare un senso all'edificio Pegaso 1 dell'ex complesso indutriale di via Galcianese, rimasto vuoto con la fine dell'emergenza Covid e senza un futuro chiaro dopo la decisione di non usare i fondi Pnrr per trasformarlo in un ospedale di comunità poiché non sarebbero stati rispettati i tempi serratissimi previsti per queste risorse europee. Farlo saltando a piè pari Biffoni significa però dichiarare guerra. E probabilmente c'è in gioco qualcosa di più di un Cas per migranti o dell'orgoglio ferito dei pratesi.
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