Il terremoto, quando arriva e arriva forte, spazza via tutto. Questo ha fatto l’avviso di garanzia per corruzione con richiesta di arresti domiciliari notificato dalla procura antimafia a Ilaria Bugetti, sindaca di Prato dimissionaria. Giù il Comune. Il muro della resistenza, issato dalla sindaca, dai suoi assessori e dai suoi fedelissimi, si è sgretolato in una settimana, mentre nel giro di una notte si è spenta la volontà, espressa al Consiglio comunale, di rimanere in sella. Mai una pagina così nella storia della città. Oggi, sabato 21 giugno, il portone del Palazzo comunale è rimasto chiuso: un’immagine che più di tutto descrive lo scenario di queste ore. Telefoni spenti. Nessuno parla, nessuno commenta più di quanto già fatto ieri. Ilaria Bugetti aspetta lunedì quando comparirà davanti al giudice delle indagini preliminari del tribunale di Firenze, Alessandro Moneti, per rispondere all’interrogatorio preventivo all’esito del quale ci sarà le decisione sulla richiesta di domiciliari. Una richiesta, va detto, sgonfiata dalle dimissioni che diventeranno irrevocabili tra venti giorni. Lunedì sarà anche il giorno di Riccardo Matteini Bresci, l’imprenditore tessile indagato insieme a Bugetti, per il quale è stato chiesto il carcere perché già arrestato e condannato lo scorso anno per lo stesso reato. Secondo i magistrati antimafia Lorenzo Gestri, Lorenzo Boscagli e Antonino Nastasi, i due avrebbero intrattenuto un “rapporto patologico”, fatto di convenienze reciproche: da una parte Bugetti, in qualità di consigliera regionale prima e sindaca di Prato poi, pronta – è la tesi dell’accusa – ad avvantaggiare gli interessi di Matteini Bresci, dall’altra quest’ultimo impegnato – dicono gli inquirenti – a portare finanziamenti per le campagne elettorali dell’esponente Pd e a cercare e trovare voti negli ambienti massonici. Nel mezzo anche un contratto di lavoro che ha visto dal 2016 al 2024 Bugetti assunta in una delle società riconducibili all’imprenditore ma senza che ciò sia stato mai palesato agli uffici regionali e senza che – stando alla procura – il lavoro sia mai stato svolto. Ipotesi forti, molto forti. Tanto forti da convincere la segretaria del Pd, Schlein, a pretendere una soluzione che è apparsa all’orizzonte ieri mattina quando l’onorevole e il segretario regionale Fossi hanno chiesto un incontro ristrettissimo a Bugetti. Un faccia a faccia cominciato con la richiesta di autosospensione e finito con quella, inevitabile, delle dimissioni. Inevitabile per la notifica, negli stessi minuti in cui la riunione era in corso, di un avviso di garanzia al vicesindaco, Simone Faggi, per false dichiarazioni al pm quando, all’inizio della settimana, è stato sentito come persona informata sui fatti. Nuova scossa di terremoto. E il crollo del muro della resistenza. L’inchiesta non sarebbe esaurita, e anzi potrebbe allargarsi con altre contestazioni e con altri indagati imminenti.
Intanto si guarda al futuro. che succede ora? che direzione prendere? cosa sperare?
In casa Pd non si fa solo quadrato attorno a Ilaria Bugetti parlando di dimissioni come di “scelta di responsabilità e di rispetto per le istituzioni e per la città”, ma si comincia a sfogliare la margherita dei possibili candidati. Le tifoserie in campo, al momento, sarebbero principalmente due: quella che spera nel miracolo Biffoni, sindaco per dieci anni, e pronto a distogliere lo sguardo dalle Regionali per mettersi di nuovo al servizio della sua città, e quella, sostenuta pare dai vertici del partito locale, che pronuncia il nome di Ilaria Santi, ex assessore della Giunta Biffoni e nominata da Bugetti sua consigliera speciale con delega alla Pubblica istruzione. Su quest’ultimo aspetto c’è da registrare però la smentita del PD: “Non c’è al momento nessun ragionamento in corso sulle candidature”, precisano da via Carraia.
Il centrodestra si riunirà invece lunedì prossimo per ribadire che c’è necessità di un cambio di rotta per individuare una rosa di papabili candidati sindaco. Sul tavolo ci sarebbero diversi nomi tra Fratelli d’Italia e Forza Italia e molto dipenderà dalla quadra che sarà raggiunta sull’altro tavolo, quello delle elezioni regionali.
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