Dieci mesi fa ha lasciato il Comune da assessore al Turismo, adesso ci è rientrato da dipendente dall’ufficio Provvidetorato, dopo aver vinto il concorso bandito dall’amministrazione comunale per cercare nove istruttori amministrativi. E’ la parabola di Gabriele Bosi, in passato per sette anni segretario del Pd, come raccontato nell’edizione di oggi del Tirreno, che spiega come Bosi avesse nel frattempo vinto anche un concorso alla Provincia di Siena, prendendo l’incarico lo scorso gennaio, salvo poi lasciarlo una volta chiamato a Prato. In particolare, come si legge nell’articolo del Tirreno, Bosi era arrivato 14esimo nella graduatoria del concorso pratese ma poi altri concorrenti hanno rinunciato e così la sua posizione è scalata fino a rientrare in quelli assunti.
Sulla vicenda, che non presenta nessun profilo di illegalità, visto che Bosi il concorso lo ha effettivamente fatto e vinto, si è accesa però la polemica politica, con Fratelli d’Italia all’attacco.
“Il rientro di Gabriele Bosi nel Comune di Prato – si legge in una nota – come funzionario ad elevata qualificazione, assunto a tempo indeterminato, a meno di un anno dalla fine del suo mandato da assessore e a pochi mesi dalla vittoria di un concorso presso la Provincia di Siena, è molto più di un fatto amministrativo. È un atto politico, e come tale va giudicato. Bosi non è un dipendente qualunque. È stato per anni uno dei volti più riconoscibili del Partito Democratico: segretario provinciale, consigliere comunale, assessore, figura centrale nella rete di comando che da oltre vent’anni governa la città. Oggi rientra nel medesimo Ente in cui ha esercitato potere politico per un decennio, non attraverso una nuova selezione, ma tramite lo scorrimento di una graduatoria pubblica”.
Cocci allarga poi il tiro: “Nel frattempo, la moglie di Bosi – prosegue FdI – Chiara Bartalini, in quota M5S, siede oggi in giunta con la stessa delega al Turismo che era in capo al marito fino al 2024. Una successione tutta in famiglia che aveva già suscitato perplessità in città e maldipancia nella maggioranza. Ora il ritorno di Bosi in Comune, questa volta da dipendente strutturato, apre una questioni di opportunità grande come una casa. Fu proprio il M5S, rappresentato dalla stessa Bartalini, a dire che avrebbe voluto aprire le istituzione come una scatoletta di tonno è legittimo domandarsi: quali garanzie sono state offerte affinché la procedura di assunzione fosse realmente indipendente da ogni interferenza data l’importanza politica si Bosi negli ultima anni? E ad ogni modo la maggioranza M5S-Partito Democratico ritiene opportuno tutto quello che è avvenuto?”.
“Non può diventare normale – afferma il capogruppo FdI in Consiglio Cocci – che chi ha esercitato potere politico rientri da tecnico a distanza di pochi mesi, nello stesso Ente e mentre la propria famiglia siede in giunta. È una questione di credibilità istituzionale, di imparzialità percepita, di tutela dell’etica pubblica. Il Comune di Prato non è una dependance del Partito Democratico. Mentre su molte deleghe la Giunta è in un ritardo disastroso, quella al centro per l’impiego va a gonfie vele. Il Comune è di tutti, non di chi lo ha governato ieri e intende continuare a controllarlo anche domani”.
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