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Decreto Salvini, da sinistra pressioni sui sindaci ma nessuno segue la linea Orlando. E Giacomelli: “La Regione faccia da guida ai Comuni”


Prato 2040 e LeU vogliono disobbedienza ma Biffoni frena: "Chiedo il rispetto delle regole anche quando non ci piacciono, va fatta una battaglia politica per cambiare il decreto a beneficio dei cittadini". Il deputato Pd: "No a soluzione avventate ma in Toscana possiamo costruire un modello virtuoso".


Redazione


Il corteggiamento tra Pd e i movimenti di sinistra in vista di un'alleanza alle prossime elezioni comunali, inizia già a scricchiolare. A dividere è il decreto Sicurezza del ministro Salvini. La parte più a sinistra della compagine politica chiede ai sindaci, e in particolare a Matteo Biffoni, di non applicare la legge, trovando però pochi consensi da parte dei primicittadini pratesi. La cui posizione è condivisa dal parlamentare del Pd Antonello Giacomelli che plaude all'iniziativa del ricorso alla Corte contro le "soluzioni avventate".
Diego Blasi di Prato 2040 scrive espressamente su Facebook: "L'iscrizione all'anagrafe di un richiedente asilo è un diritto. Non importano grandi proclami Matteo Biffoni, basta farlo. Se l'ingiustizia diventa legge, resistere, disubbidire, diventa un dovere". Simile la posizione di Liberi e Uguali, espressa dal coordinatore pratese Lorenzo Chiani, che sposa in pieno la linea del sindaco di Palermo Leoluca Orlando e tira per la giacca il primo cittadino pratese: "In una realtà come quella pratese, chiamata ogni giorno a confrontarsi con le problematiche connesse all'accoglienza dei richiedenti asilo e di una positiva integrazione dei migranti, la questione sollevata da tanti sindaci italiani emerge in tutta la sua rilevanza. Anche per questo mi chiedo perché il sindaco di Prato Matteo Biffoni non abbia ancora preso una posizione netta e chiara su quanto sta avvenendo»
Inviti chiari che la maggior parte dei sindaci Pd, Biffoni in primis, fanno cadere nel vuoto: un sindaco non può disattendere una legge ma può combattere per cambiarla nei modi previsti dalla legge. Per questo tutti e sette i Comuni appoggeranno la Regione Toscana nel ricorso alla Corte Costituzionale annunciato ieri, 5 gennaio.
"Da sindaco chiedo il rispetto delle regole anche quando non ci piacciono. – chiarisce Matteo Biffoni – Piuttosto va fatta una battaglia politica per cambiare questo decreto a beneficio dei cittadini. E' incomprendibile che non si capisca. Salvini paga con i soldi di qualcunaltro. Le persone lasciate in strada al freddo e affamate che decideranno di fare per campare? E' un decreto pericoloso. Mi viene da sorridere amaramente perchè due mesi fa avevamo chiesto come Anci un incontro e presentato 4 emendamenti non per stravolgere il testo ma per incidere sui problemi che ora si apriranno in termini di sicurezza urbana. E badate bene, erano emendamenti ampiamente condivisi da più forze politiche". 
Il sindaco di Poggio e presidente della Provincia Francesco Puggelli critica in più di un aspetto questa legge voluta dal ministro Salvini: "Si chiama sicurezza ma di sicurezza ha ben poco e le norme che contiene generanno il caos. Mi aspettavo qualche strumento per combattere la microcriminalità e per impedire a persone arrestate in flagranza di reato, come il caso dei marocchini di Poggio, di essere rimessi in libertà dopo poche ore; mi aspettavo più soldi per la videosorveglianza che attendiamo da tempo. E' una legge piena di norme discriminatorie e quindi anticostituzionali. Lotterò per cambiarla".
Edoardo Prestanti, sindaco di Carmignano, definisce il decreto "un abominio che non risolve nessun problema ma anzi ne crea di nuovi perchè apre la porta a persone per strada senza diritti. Siamo pronti al ricorso alla Consulta". 
Sulla stessa lunghezza d'onda il primo cittadino di Montemurlo, Mauro Lorenzini: "Chiederò al Consiglio comunale di prendere una posizione politica in merito per imboccare la strada del ricorso alla Corte Costituzionale. Noi sindaci non possiamo violare la legge ma possiamo combattere per modificarla. Questo decreto crea più problemi di quanti ne risolva soprattutto in fatto di sicurezza e salute". 
Stessa posizione per i sindaci di Vaiano e di Vernio, Primo Bosi e Giovanni Morganti: "I nostri territori non sono toccati dal fenomeno come le grandi città – dicono – ma lotteremo nelle forme previste dalla legge per cambiare questo decreto che riteniamo ingiusto".
Più sfumata la posizione del sindaco di Cantagallo, Guglielmo Bongiorno che si limita a dire: "Ho giurato sulla Costituzione che parla chiaro su accoglienza e discriminazione". Nessun chiarimento se applicherà o meno il decreto Salvini anche se in un piccolo Comune come il suo, in alta Val di Bisenzio, l'eventuale disobbedienza è un esercizio molto teorico. 
Sulla linea dei sindaci anche il parlamentare pratese del Pd Antonello Giacomelli: “Condivido ed apprezzo la scelta del ricorso alla Corte, la via maestra rispetto alle soluzioni un po’ avventate di Orlando e De Magistris – dice -. Propongo a Enrico Rossi di fare un passo in più. Facciamo della Regione un punto di riferimento concreto dal punto di vista giuridico e organizzativo per tutti i comuni toscani che vogliono costruire, sul modello di Firenze, percorsi legali di tutela e protezione dei migranti che il decreto lascerebbe per strada.  La Regione, i Comuni, il terzo settore possono fare insieme, come è già accaduto, un grande lavoro in Toscana. Credo che qui, sul declinare il ruolo centrale delle Istituzioni a favore dei diritti della persona, sul mettere la Toscana in prima fila nel Paese in questa battaglia di civiltà, possiamo ritrovare politicamente un significativo accento comune".
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