Dopo 13 mesi di arresti domiciliari è stata rimessa in libertà la donna di 84 anni che il 29 settembre 2024 soffocò il marito 87enne malato di Alzheimer. E’ questa, insieme al recepimento della richiesta di sottoporre l’anziana alla perizia psichiatrica per valutare la capacità di intendere e volere al momento del fatto, la novità al termine dell’udienza di ieri, giovedì 30 ottobre, sull’omicidio compiuto nell’abitazione della coppia, a Vernio. La donna, che tentò il suicidio tagliandosi la gola con un coltello da cucina, ha seguito l’udienza davanti alla Corte d’assise di Firenze accanto al suo avvocato, Alberto Rocca. Ha parlato, ha rilasciato dichiarazioni spontanee per dirsi dispiaciuta e per esprimere il suo dolore. Sul banco dei testimoni il figlio che ha risposto alle domande del pubblico ministero, Alessia La Placa, e della difesa. Una testimonianza sofferta, molto sofferta. L’uomo ha parlato della dura vita della madre, preda della profonda prostrazione dovuta alla difficile situazione familiare; una vita dedicata completamente al marito e ancora di più nella fase della malattia. L’avvocato Rocca aveva insistito molto sulla perizia psichiatrica e il suo consulente, lo psichiatra Andrea Gennai, ha ulteriormente spiegato la necessità di un passaggio utile ad accertare lo stato psicologico dell’anziana, avvalorando tale passaggio con il tentativo di suicidio messo in atto subito dopo la morte del marito.
Fu il figlio della coppia a chiedere l’intervento dei carabinieri: l’uomo, che vive e lavora lontano da Vernio, si preoccupò quando alle ripetute telefonate non arrivò risposta. Per l’anziano non ci fu nulla da fare, mentre la donna fu subito trasferita in ospedale e salvata. (nt)
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