‘Carenza di gravità indiziaria’: questa la motivazione con cui la Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza di custodia cautelare che lo scorso maggio aveva portato agli arresti una coppia accusata di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente. I due, difesi dall’avvocato Tiziano Veltri, dopo la convalida dell’arresto furono sottoposti all’obbligo di firma dal giudice delle indagini preliminari del tribunale di Prato. Lei, 26 anni, volontaria presso un’associazione fiorentina che si occupa di dare sostegno a persone con problemi di marginalità, lui, 30 anni, dipendente di un’agenzia di consegne a domicilio, finirono nei guai dopo essere stati trovati in possesso di un etto di hashish nascosto nell’auto su cui viaggiavano e di 200 euro ritenute provento di spaccio. Immediatamente l’avvocato Veltri parlò di misura cautelare sbagliata in quanto i suoi assistiti avevano fornito dimostrazione del fatto che lo stupefacente era per uso personale e che la loro condizione economica permetteva, e dunque giustificava, il possesso di tale quantità senza rendere necessaria l’attività di spaccio. Una tesi che è stata recepita dai giudici della Cassazione che nella serata di ieri, giovedì 16 ottobre, hanno pronunciato la sentenza che ha delegettimato l’applicazione della misura cautelare.
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