Crescita dei settori ad alto valore aggiunto, come quelli legati all’informatica, massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali e anche al reddito di cittadinanza e di emergenza, mercato del lavoro che continua ad essere caratterizzato dall’effetto congelamento ma registra la perdita di oltre mille posti di lavoro nonostante il blocco dei licenziamenti, pochissimi i nuovi avvii di attività, export e produzione in caduta libera.
Nel terzo rapporto sugli effetti della pandemia nel distretto pratese promosso dalla Cgil e realizzata da Enrico Fabbri e Dimitri Storai del del Laboratorio di Scienze del Lavoro (Laboris) del Pin, viene scattata una fotografia in bianco e nero caratterizzata anche da qualche indicatore contrassegnato dal segno positivo, ma con piccoli scarti. Tra questi l’aumento delle produzioni ad alto valore aggiunto (consulenza informatica, pubblicità, indagini di mercato….) che hanno registrato un aumento dell’1,84% (dato regionale 1,82%) che ha portato a un +1,01 % sul fronte occupazionale (dato regionale 1,94%)
“L’indagine – spiega Lorenzo Pancini segretario generale della Cgil – descrive la sofferenza del sistema economico, soprattutto in termini di occupazione , il ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali richiesti da oltre il 70% del campione e di conseguenza una diminuzione del reddito che oscilla fra il 33 e il 47%”
Produzione. Lo scenario nel terzo trimestre conferma la caduta della produzione industriale, già registrata nel secondo rapporto dell’Osservatorio pandemico. Il calo nazionale è stato, nei primi nove mesi dell’anno, del 14,20%, mentre secondo Irpet, per la provincia di Prato, nel periodo marzo-agosto 2020 rispetto al medesimo periodo 2019, la contrazione è del 29,2%, ben sei punti sopra la media regionale.
Occupazione. Anche nel terzo trimestre i dati sono in calo, nonostante il prolungamento del blocco dei licenziamenti. In nove mesi, da gennaio 2020, ha perso 1500 posti di lavoro, 1400 su scala annua. In dati assoluti: gli addetti impiegati nelle imprese pratesi, che risultavano essere 108.010 al 31.12.2019, sono 106.502 alla data dello scorso 30 settembre (-1,4%). La dinamica negativa risulta particolarmente marcata nei dati relativi ai dipendenti (-1.257 su base annua, in percentuale -1,48%, e -1.443 nei primi nove mesi 2020, in percentuale -1,7%). “Questo quadro – spiega Storai –dipende dalle contrazione delle assunzioni, dai pensionamenti, dalle cessazioni e dalle proroghe mancate, gli unici settori in controtendenza sono il commercio al dettaglio e le estetiste”. Tra maggio e settembre, si erano visiti segnali positivi di assunzioni, in parte per fare fronte agli ordini ancora da evadere, dall’altra per una rinnovata fiducia nella ripresa. In questa fase sono stati riattivati contratti a tempo determinato che erano scaduti, nell’ ottica di recuperare le professionalità. Male i contratti di apprendistato che spesso non sono stati rinnovati, come del resto quelli a tempo determinato non sono stati trasformati in tempo indeterminato.
Attivazione imprese. Al 30 settembre le aziende pratesi attive risultavano 28.916, l’8,22% di quelle toscane. Prato conferma la spiccata specializzazione nel tessile e nell’abbigliamento, con la quota delle imprese tessili e dell’abbigliamento che rappresentano rispettivamente il 58,14% e il 54,3% delle imprese toscane. A livello provinciale le imprese attive, che restano più o meno uguali dal 30 settembre dello scorso anno (-0,03%) e da gennaio a settembre 2020 (+ 0,17%). Resta pesante però la sofferenza del tessile (-3,92% settembre 2019-settembre 2020 e -2,78% gennaio-settembre 2020), e della meccanica (-4,00% settembre 2019-settembre 2020 e -2,89% gennaio-settembre 2020). “Probabilmente le imprese – spiega Storai – attendono la fine dell’anno per prendere decisioni”.
Esportazioni. L’export scende ancora nel secondo trimestre 2020. Unico segno positivo sono i commerci con l’America settentrionale (più 14% sul 2019), gli altri mercati sono tutti con pesanti segni negativi in confronto al secondo trimestre 2019 e 2018 (fatto cento). L’Europa si attesta al 60,41%, con una contrazione di circa 35 punti sull’anno scorso, ancora più marcata (quasi 40 punti) rispetto al 2018, l’Asia dove è concentrato il 90% dell’export, dimezza le sue esportazioni (50,32%), Africa e Oceania – 29% sul 2019, mentre l’America Centrale e meridionale scendo del 22,45%
Mercato del lavoro. Nel terzo trimestre il mercato del lavoro pratese continua ad essere “congelato”: Gli avviamenti sono ben al di sotto dei dati dello scorso anno (-13,8%), anche se il periodo luglio-settembre 2020 mostra una variazione negativa in miglioramento. Sulle cessazioni peggiora il raffronto 2019- 2020: le minori cessazioni (-33%) nel secondo trimestre si riducono nel terzo (-17%). In aumento proroghe (+13,1%) e trasformazioni (+2,5%). “I movimenti sono pochi – chiarisce Fabbri – bisogna anche considerare che molti contratti a termine sono scaduti durante il lockdown e quindi non sono stati rinnovati nell’immediato”.
Povertà. Crescono tutti gli indicatori che denotano un peggioramento nelle condizioni economiche delle famiglie. Aumentano le erogazioni del Reddito di cittadinanza (Rdc) per nuclei famigliari (2099 nel 2020, 1811 nel 2019) e per percettori (5281 nel 2020, 4730 nel 2019), con una impennata tra maggio e agosto: il numero dei beneficiari di Rdc è cresciuto dell’8,3%.Cresciuta anche la media (+7,8%) del sussidio, con Prato che si colloca sopra il dato toscano, passato da 466,11 a 502,58 euro. Le famiglie si percepiscono anche “più povere”: netto è infatti il divario fra richieste e domande accolte (meno del 42,6%) del Reddito di emergenza.
Ammortizzatori sociali. In costante aumento anche le ore di cassa integrazione (Cigo): a luglio sono oltre 50 volte maggiori rispetto a giugno, con un totale di ore autorizzate da gennaio di 7.170.196 (176.847 nel gennaio-luglio 2019). Il maggior consumo di Cigo nell’industria si registra nel tessile (58,3%), nell’abbigliamento (17,1%) e nelle aziende meccaniche (10,5%).
Sono 1.872.185 le ore autorizzate fino a luglio 2020 di cassa integrazione in deroga, con una media di 25,3 giorni per lavoratore. Più di 1 milione le ore autorizzate dal Fondo di integrazione salariale. Un impiego, da gennaio, degli ammortizzatori sociali per più di 10 milioni di ore autorizzate, che ha interessato la metà della forza lavoro pratese.
Salari. Il massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali ha comportato perdite mensili consistenti di salario per operai e impiegati, la cui paga oraria media lorda, secondo gli ultimi dati Istat disponibili (2017) riferiti alla provincia di Prato, è rispettivamente di 10,67 e di 16,37 euro.
Le Ula (unità di lavoro equivalente: quantità di lavoro assorbito dal sistema produttivo pratese) operaie e impiegate, per ciascun mese di cassa integrazione, hanno subito una marcata contrazione salariale: -33,2% operai, -47,4% impiegati.
Il salario medio di un operaio è di 1.493,80 euro, mentre il valore Cigo media è di 998,18 euro, la perdita per ciascuna Ula operaia è stata di 495,62 euro; il salario medio di un impiegato è di 2.282 euro e il valore della Cigo di 1.199,72 euro, la perdita per ciascuna Ula impiegata è stata di 1.082,28 euro.
Quello medio di un operaio è di 1.493,80 euro, mentre il valore Cigo media è di 998,18 euro, la perdita per ciascuna Ula operaia è stata di 495,62 euro; il salario medio di un impiegato è di 2.282 euro e il valore della Cigo di 1.199,72 euro, la perdita per ciascuna Ula impiegata è stata di 1.082,28 euro.