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Rifiuti tessili, passi avanti sul fronte dell’End of Waste e della responsabilità estesa del produttore


Le categorie industriali e artigiane soddisfatte dopo le risposte avute dal ministero dell'Ambiente che si farà portavoce delle istanze pratesi sui tavoli dell'Unione Europea


Claudio Vannacci


Qualcosa si muove sul fronte del trattamento dei rifiuti tessili. Non è rimasta inascoltata la lettera di Confindustria Toscana Nord, Cna Toscana Centro e Confartigianato Imprese Prato indirizzata al ministero dell’Ambiente sui temi del tessile relativi all’End of Waste e all’Epr, la responsabilità estesa del produttore. Grazie anche all’interessamento forte e sollecito dei parlamentari e delle personalità politiche del territorio – in particolare degli onorevoli Chiara La Porta, Erica Mazzetti ed Andrea Barabotti -, la nota inviata al ministero ha ricevuto una risposta che apre importanti spiragli.

Confortante, secondo le categorie, soprattutto quanto viene detto in materia di End of Waste, vale a dire delle regole che stabiliscono quando un materiale di scarto, già classificato come rifiuto, cessa di essere tale per rientrare nel ciclo produttivo come materia prima secondaria. Sull’argomento è in corso il dibattito in sede di Unione Europea, ma anche a livello italiano è stato reso noto un testo che ha destato preoccupazioni: il passaggio da rifiuto a materia prima secondaria sarebbe fissato in un punto troppo avanzato del ciclo, praticamente al momento in cui il materiale è già stato riportato allo stato di fibra. Ciò implicherebbe che le fasi più a monte della filiera del riciclo – sfilacciature e altre lavorazioni – siano classificate come aziende che trattano rifiuti, con le autorizzazioni e gli effetti burocratici conseguenti. Il rischio, in una prospettiva del genere, sarebbe che queste fasi, così penalizzate, scompaiano da Prato, con i danni economici ed occupazionali conseguenti. Sul punto dell’End of Waste la risposta del ministero dell’Ambiente è stata però molto rassicurante: in pratica, il ministero fa propria la posizione delle associazioni pratesi e afferma che anche in sede europea la posizione italiana sarà finalizzata a “salvaguardare i vari processi industriali tessili che ad oggi operano sul territorio nazionale e che sono normale pratica industriale come, ad esempio, la lavorazione ‘sfilacciatura’ (cioè l’operazione meccanica che riporta un materiale tessile, adeguatamente selezionato e preparato, allo stato di fibra) che costituisce infatti un tassello dei vari processi produttivi.” Una nuova impostazione, dunque, in linea con le richieste venute da Prato.

Quanto all’Epr-Extended Producer Responsibility, il concetto generale, già presente nella legislazione europea e italiana e in via di definizione per i vari settori, è che i produttori di beni di consumo sono tenuti a gestirne il fine vita attraverso interventi finanziari ed eventualmente anche organizzativi da realizzare individualmente o collettivamente. Sullo sfondo, i principi dell’economia circolare e la necessità di prevenire la generazione di rifiuti, favorire il riciclo e ridurre lo smaltimento. Anche su questa materia ci sono movimenti normativi a livello sia nazionale sia europeo: sarà comunque quest’ultimo a dettare, con lo strumento della direttiva, la linea ai paesi dell’Unione. Nel frattempo, si sono già costituiti consorzi e strutture organizzate pronte a inserirsi in quello che sarà, a tutti gli effetti, un business importante dal punto di vista sia ambientale che economico. Il contributo ambientale che si andrà a determinare – e che ricadrà di fatto essenzialmente sui consumatori – sarà indispensabile per alimentare anche e soprattutto una filiera sostenibile dal punto di vista dell’ecoprogettazione e di processi di produzione innovativi, per i quali occorreranno, sempre più fortemente, ricerca e investimenti.

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(N° 4 del 14/02/2009)
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Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
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