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Che il distretto di Prato sia in crisi è evidente e per capirlo non è stato certo necessario aspettare la grande manifestazione di sabato 28 febbraio. Anche a Prato, però, c’è chi riesce a sorridere, in mezzo a tante facce tristi. E così, se tessuti e filati sono in caduta libera, i conti delle aziende dei comparti maglieria e confezioni non sono così neri come ci si potrebbe aspettare.Lo rivela una ricerca condotta da Newton Sinergie Professionali di Prato che riunisce professionisti di alto livello nel campo dell’economia e del diritto. Analizzando dati di chiusura del 2008 di un campione di 90 aziende – quasi tutte aproprietà italiana – è emerso che l’andamento è stato positivo per il 70% delle ditte. E più cresceva la dimensione dell’azienda, più i conti erano rosei: i dati migliori infatti, appartengono a chi ha un fatturato maggiore di 3 milioni di euro. A confermare il tutto, poi, viene in soccorso il dato della Camera di Commercio che nell’esportazione di confezioni e maglieria fa registrare nel fatturato un saldo positivo del 22%.Insomma, per i due terzi delle aziende dei comparti maglieria e confezioni la crisi è solo qualcosa visto da lontano. certo, c’è il restante 30 per cento che invece denuncia crolli di fatturato a livelli che, in certi casi, sfiorano il 40 per cento. E la circostanza coinvolge soprattutto i piccoli e chi non è riuscito a stare al passo per innovazione e organizzazione del lavoro. ma questo, spiegano gli autori della ricerca, è un processo di selezione naturale che in tempi difficili come questi garantisce la sopravvivenza solo di chi si sa adeguare e anziché puntare al prezzo punta su prodotti di fascia medio alta.
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