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La stazione di Prato è stata per molti anni il punto di riferimento per i trasporti ferroviari veloci non solo dei pratesi ma anche dei pistoiesi: se l’Eurostar fermava a Prato (troppo raramente in verità, soprattutto negli ultimi anni), non era necessario andare a Firenze, né per i residenti a Prato né per chi si muoveva da Pistoia. L’avvio dell’alta velocità scompagina le carte per entrambe le province ed i relativi sistemi economici. L’impatto non è trascurabile, perché Prato e Pistoia insieme valgono mezzo milione di persone, cioè più di un terzo del totale dell’intera area metropolitana. E di questo sono preoccupati gli industriali delle due città.“I primi giorni del nuovo regime – si legge in una nota congiunta firmata dai due presidenti Riccardo Marini e Giuseppe Oriana- non lasciano tranquilli: i collegamenti con Roma e Milano, che impongono un cambio a Firenze (o, per Milano, anche a Bologna), appaiono fortemente penalizzati rispetto al passato. La funzionalità del servizio, esistente sulla carta, dipende strettamente da efficienza e puntualità dei convogli, pena il venir meno delle coincidenze e quindi il potenziale aggravio dei disagi comunque esistenti in conseguenza del cambio di treno. L’alternativa Intercity del resto è tale solo sulla carta, sia per la durata del viaggio sia per la limitata frequenza del servizio e per gli orari particolarmente infelici per l’utenza lavoro e affari. Potrebbe essere opportuno studiare la possibilità di alcuni collegamenti veloci diretti per Roma e Milano via Prato – continuando ad utilizzare limitatamente la Direttissima in affiancamento alla TAV – in orari strategici per l’utenza affari: quindi soprattutto nel primo mattino e nel pomeriggio inoltrato. Alle considerazioni sul servizio già in atto si aggiungono le perduranti incertezze sull’ubicazione e l’assetto definitivo della stazione fiorentina della TAV, e quindi sulla sua raggiungibilità da Prato e Pistoia“.
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