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Nel terzo trimestre l’occupazione cresce, ma non nel tessile dove si sono persi duecento posti, male anche le confezioni


Secondo i dati dell' Osservatorio del mercato del lavoro i dati positivi sono da imputarsi al commercio, all'edilizia e ai servizi e ad altri comparti della manifattura. Migliori prospettive per gennaio


Alessandra Agrati


Negli ultimi tre mesi il mercato del lavoro pratese ha avuto una crescita occupazionale pari a 1.592 unità. L’incremento dei numeri, tuttavia, non è stato omogeneo e non ha caratterizzato i settori trainanti dell’economia pratese. In particolare, le imprese tessili, nel periodo considerato, hanno perduto 201 occupati, mentre le confezioni di abbigliamento hanno ceduto 68 posti di lavoro. Dunque, i buoni risultati sono da imputarsi al commercio, all’edilizia e ai servizi e ad altri comparti della manifattura, ma non alle produzioni tipiche del distretto. A dirlo è l’Osservatorio del mercato del lavoro e della formazione della Provincia di Prato curato Dimitri Storai e Enrico Fabbri.

Con riferimento al periodo che, da gennaio 2024 arriva a settembre 2024, i saldi occupazionali risultano migliori: i posti di lavoro creati sono stati 3.005. Si tratta di un numero inferiore del 6,2% rispetto a quello dello stesso periodo del 2023 (in cui le unità di saldo sono state 3.203), ma – comunque – solidamente in territorio positivo.

Il mercato del lavoro, nei settori di punta del territorio (tessile e abbigliamento), ha iniziato a dare segni di deterioramento a partire dal giugno scorso quando il tessile ha fatto registrare saldi negativi, mentre le confezioni sono entrate in territorio negativo due mesi dopo.
La visione delle aziende verso il futuro sembra non essere particolarmente rosea. A testimoniarlo sono alcuni dati di approfondimento prodotto dall’Osservatorio. Infatti, le proroghe dei contratti a termine sono diminuite del 4,2%, mentre le trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato, nei primi 9 mesi dell’anno, si sono abbassate di oltre il 20%. I saldi delle assunzioni a tempo indeterminato, che l’anno scorso erano 1.602, quest’anno sono scesi a 535 (si consideri che tale modalità contrattuale viene adottata, nel 70,2% dei casi dai lavoratori cinesi e solo nel 22,8% dagli italiani), mentre sono cresciuti quelli del tempo determinato: da +1.602 del 2023 sono diventati +2.924.

Questi dati confermano una crescente preferenza delle aziende per forme contrattuali più flessibili, in risposta alle difficoltà dei settori trainanti del distretto. Le imprese, infatti, sembrano orientarsi sempre più verso contratti a termine, che offrono una maggiore adattabilità in un contesto di incertezze economiche. Questa tendenza riflette la necessità di affrontare con maggiore agilità i cambiamenti del mercato, evitando gli impegni a lungo termine che potrebbero risultare troppo rischiosi in tempi di instabilità.

I dati sul fronte occupazionale si accompagnano ad una impennata del ricorso alla cassa integrazione: tra il 2023 e il 2024 le ore di Cig autorizzate sono cresciute del 128%, passando dalle circa 632 mila dell’anno scorso alle oltre 1,4 milioni. Non va meglio per il Fis – il fondo integrativo di solidarietà – che nello stesso periodo è cresciuto dell’81%, posizionandosi su una richiesta da parte delle imprese di 46.245 ore.

Per il futuro (periodo novembre 24 – gennaio 25) è previsto un buon numero di assunzioni: l’Indagine trimestrale di Excelsior, curata da Unioncamere e Sviluppo Lavoro Italia, prevede 6.430 nuovi posti di lavoro Il 33,4% nelle Industrie tessili e dell’abbigliamento, il 12,6% nel commercio, il 10% nei servizi di alloggio, il 9,8% nella ristorazione e turismo, il 6,5% nelle costruzioni e il restante 27,7% negli altri settori. Purtroppo Excelsior non offre previsioni su quante saranno le cessazioni dei rapporti di lavoro.

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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
(N° 4 del 14/02/2009)
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Capalle/Campi Bisenzio (FI)

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