La Filca si costituirà parte civile nel processo per la morte di NaiYm Ejlali, il muratore marocchino di 65 anni caduto giovedì 14 luglio mentre lavorava sul tetto di un capannone in via Papi . “L’azienda di Naiym – ha spiegato Enrico Menici Filca Cisl – ha iniziato le procedure per la cassa integrazione nel maggio del 2013, a quel tempo era un nostro iscritto e quindi, se ci saranno gli estremi, procederemo per le vie legali a fianco della famiglia che ha già dato il mandato ad un legale. Si possono ipotizzare vari reati tra cui l’omissione di soccorso e delle norme sulla sicurezza del lavoro. Se il muratore fosse stato legato quasi sicuramente si sarebbe salvato”. Nel 2015 a Prato si sono verificati tre casi di morte “bianche” in circostanze molto simili a quelle del decesso del muratore marocchino. “Riscontriamo un dato in contro tendenza – spiega Antonio Ciampi della Feneal Uil – per cui la cassa edile retrocede ma la città è piena di cantieri. Questo significa che il lavoro irregolare è in aumento”. I tre sindacati chiedono in modo congiunto maggiori controlli da parte delle autorità, la Direzione Territoriale del Lavoro e Asl in primis, e una presa di posizione da parte delle associazioni di categoria del mondo edile. “Ricordiamo ancora una volta – ha sottolineato Emilio Testa Fillea Cgil – che esiste la responsabile penale in solido del committente che dura due anni. Sono stati fatti percorsi condivisi con Asl e Dtl, ma non hanno portato ai risultati sperati: a Prato si muore ancora per la mancanza di sicurezza nei luoghi di lavoro e soprattutto continua il fenomeno del lavoro sommerso”. Due i casi denunciati dai sindacati: un muratore italiano che per diciotto mesi ha lavorato in un cantiere senza regolare contratto e quello di un suo collega polacco che ha invece ha resistito 5 mesi prima di sporgere denuncia ai sindacati. “Il committente – ha precisato Testa – risponde anche quando i lavoratori non vengono pagati. A Prato abbiamo iniziato una forte azione in questo senso: l’ultimo caso ha riguardato un condominio, abbiamo agito contro l’amministratore”. I sindacati fanno appello anche a una questione morale. “Non si può morire in questo modo nel 2016 a Prato”.
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