Contro le dieci aziende metalmeccaniche del distretto pratese che dal primo gennaio hanno disdetto gli accordi territoriali in vigore dal 1969 (leggi) i sindacati Fiom, Cgil, Uilm e Fim annunciano un ricorso legale per comportamento antisindacale. Una scelta che peserà sulla busta paga dei lavoratori per quasi 3mila euro annui.
“Tutti i contratti collettivi nazionali dei metalmeccanici dopo il 1994 – spiega Stefano Angelini segretario Fiom – hanno con apposita clausola, salvaguardato l’efficacia degli accordi territoriali premiali antecedenti quella data. Quindi la disdetta è priva di efficacia e l’adesione è antisindacale”.
Complessivamente nel distretto sono attive 40 aziende metalmeccaniche “Quelle che hanno deciso di non applicare più i patti territoriali – spiega Flavia Capilli Fim – non sono assolutamente in crisi, inoltre con questa decisione si creano lavoratori di serie A e di serie B”.
I sindacati hanno anche cercato di riallacciare i rapporti con Ctn. “Purtroppo – spiega Samuele Nacci – ci troviamo di fronte a un doppio comportamento arrogante: a livello territoriale perchè l’associazione degli industriali ha inviato tramite Pec la disdetta senza iniziare una trattativa e a livello nazionale con Finmeccanica che si rifiuta di rinnovare il contratto collettivo partendo dalla piattaforma approvata dal 98% dei lavoratori”. Rapporti già incrinati da dicembre quando è stato indetto una giornata di sciopero che verrà ripetuta a febbraio.
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