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In un quadro regionale di generalizzato calo del sistema manifatturiero, il distretto pratese è quello che più di tutti, pur arretrando, ha saputo contenere i contraccolpi della crisi. A fronte di una perdita media che in Toscana si è assestata poco sotto il 10 per cento e in Italia è arrivata al 13, Prato si è fermata al 3,4 per cento. E' il risultato di un'analisi condotta da Studio Temporary Manager che ha preso in esame l'andamento del comparto manifatturiero negli ultimi 10 anni con un focus sulla variazione tra il terzo trimestre del 2019 e lo stesso periodo di quest'anno. Prato, in entrambi i casi, è fanalino di coda in Toscana, dove per fanalino di coda si rappresenta la miglior performance.
Le imprese attive nell'industria manifatturiera sono nell'area pratese 7.975: lo 0,3 per cento in meno del periodo luglio-settembre dello scorso anno, e il 3,4 per cento in meno del 2010. Molto peggio è andata a distretti come Siena dove il calo degli ultimi 10 anni ha sfiorato il 19 per cento, o come Lucca, Pisa, Pistoia, Livorno, Grosseto che hanno subito perdite comprese tra il 15 e l'11 per cento.
Le uniche aree a registrare cali percentuali non a doppia cifra sono Arezzo (-9,4), Firenze (-7,9), Massa (-6,6). Ultima, come abbiamo detto, Prato che stacca di oltre tre punti la penultima posizione.
In Toscana si contano oltre 45mila imprese attive, lo 0,7 per cento in meno del terzo trimestre 2019. Solo tre realtà hanno fatto piccoli passi in avanti se si confronta il dato delle imprese attive oggi con quello dello scorso anno: Livorno (+0,9), Massa (+0,7) e Grosseto (+0,4).
A livello nazionale, la Toscana è una delle principali aree produttive: sul podio di quelle con il maggior numero di aziende manifatturiere, occupa il terzo gradino. Una performance confermata anche dal 18esimo posto nella classifica relativa al tasso di calo del settore che, dunque, in Toscana si è fatto sentire molto meno che altrove.
Secondo l'analisi di Studio Temporary Manager, l'arretramento del comparto si spiega soprattutto con “l'assenza di una adeguata managerialità specie nella piccola e media impresa a conduzione familiare, cuore del tessuto imprenditoriale toscano”. La preoccupazione più grande arriva dal fatto che la metà delle aziende attive non è pronta al ricambio generazionale che avverrà entro il 2025. Accanto a questo, tutti i problemi derivati dall'emergenza coronavirus che hanno fortemente rallentato, quando non bloccato, il sistema.
Le imprese attive nell'industria manifatturiera sono nell'area pratese 7.975: lo 0,3 per cento in meno del periodo luglio-settembre dello scorso anno, e il 3,4 per cento in meno del 2010. Molto peggio è andata a distretti come Siena dove il calo degli ultimi 10 anni ha sfiorato il 19 per cento, o come Lucca, Pisa, Pistoia, Livorno, Grosseto che hanno subito perdite comprese tra il 15 e l'11 per cento.
Le uniche aree a registrare cali percentuali non a doppia cifra sono Arezzo (-9,4), Firenze (-7,9), Massa (-6,6). Ultima, come abbiamo detto, Prato che stacca di oltre tre punti la penultima posizione.
In Toscana si contano oltre 45mila imprese attive, lo 0,7 per cento in meno del terzo trimestre 2019. Solo tre realtà hanno fatto piccoli passi in avanti se si confronta il dato delle imprese attive oggi con quello dello scorso anno: Livorno (+0,9), Massa (+0,7) e Grosseto (+0,4).
A livello nazionale, la Toscana è una delle principali aree produttive: sul podio di quelle con il maggior numero di aziende manifatturiere, occupa il terzo gradino. Una performance confermata anche dal 18esimo posto nella classifica relativa al tasso di calo del settore che, dunque, in Toscana si è fatto sentire molto meno che altrove.
Secondo l'analisi di Studio Temporary Manager, l'arretramento del comparto si spiega soprattutto con “l'assenza di una adeguata managerialità specie nella piccola e media impresa a conduzione familiare, cuore del tessuto imprenditoriale toscano”. La preoccupazione più grande arriva dal fatto che la metà delle aziende attive non è pronta al ricambio generazionale che avverrà entro il 2025. Accanto a questo, tutti i problemi derivati dall'emergenza coronavirus che hanno fortemente rallentato, quando non bloccato, il sistema.
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