Tra tutti i settori produttivi, il tessile è quello che più fa fatica a tornare ai livelli di produzione industriale pre-pandemia. Un affanno che spinge indietro la performance della Toscana nel confronto con le altre regioni. Il gap che a maggio 2022 si attesta a -4,3 per cento rispetto a gennaio 2020, di fatto diventa una zavorra per il quadro produttivo toscano che chiude l'ultima analisi congiunturale con una crescita dello 0,4 per cento. E' quanto si ricava dal rapporto di Irpet che, riassumendo, invia segnali positivi nel complesso pur con qualche ombra. Guardando all'insieme, nella prima parte di quest'anno la Toscana ha raggiunto livelli produttivi e occupazionali pre-pandemia, ha registrato un aumento dei contratti di lavoro a tempo indeterminato e un incremento delle esportazioni. Di contro, la congiuntura è minacciata dalle tensioni sui prezzi e sulle forniture di materie prime e da un'inflazione salita del 6 per cento che corrisponde ad una tassa di 977 euro sul potere di acquisto delle famiglie.
Scorrendo la tabella della produzione industriale toscana divisa per settori, a incontrare difficoltà verso il recupero dei livelli pre-pandemia sono, insieme al tessile, la fabbricazione di gomma e plastica (-2,7 per cento) e dei mezzi di trasporto (-0,1 per cento). Cresce l'industria del legno (+21,1 per cento), metallifera (+10,4), petrolifera (+9,4) e, via via a scendere, tutto il resto.
La domanda estera investe sì la Toscana che aumenta le esportazioni del 15 per cento nel primo trimestre ma si tratta di un risultato assai più contenuto di quello registrato da altre regioni dove la crescita è stata più pronunciata; a pesare sono stati i prodotti farmaceutici la cui esportazione è calata del 7 per cento nei primi tre mesi del 2022 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, i macchinari e la componentistica in calo dell'8,4 per cento e, infine, le macchine di impiego generale la cui vendita all'estero ha perso il 25,9 per cento. Rispetto ai valori pre-crisi – primo trimestre 2019 – le esportazioni toscane fanno registrare il +21,1 per cento, poco sotto la media nazionale che è +22,5 per cento.
Buone notizie dal mercato del lavoro che continua a beneficiare della ripresa produttiva e della riapertura delle attività: non solo la nuova occupazione sale rispetto al 2020, ma sale anche rispetto al 2019. Nel complesso, tra gennaio e maggio di quest'anno, si registra un aumento di 15mila posti di lavoro rispetto alla soglia pre-pandemia. +48 per cento i contratti a tempo indeterminato (incluso l'apprendistato) ma c'è da dire che la crescita nel primo trimestre 2021 era stata bassissima e che i livelli del 2019 sono ancora piuttosto lontani. Tra i settori che trainano l'occupazione ci sono l'industria, le costruzioni e il settore pubblico con una prevalenza del comparto dell'istruzione.
Nel settore tessile i dipendenti sono 53.649, il 2,1 per cento in meno del 2019 che in termini assoluti significa 1.170. Non se la passa meglio il settore delle calzature dove i dipendenti sono 11.857, il 10,1 per cento in meno che sta per 1.327 posti di lavoro. E mentre i settori in perdita, complessivamente, registrano 3.038 occupati in meno rispetto al 2019, quelli in attivo ne registrano 12.572 in più. Spiccano i 2.718 posti in più nel settore degli apparecchi meccanici e i 2.647 nel comparto della produzione dei metalli, i 1.833 nel settore dei mezzi di trasporto e i 1.252 nel settore delle macchine elettriche. Fin qui il manifatturiero, mentre il terziario registra 8.611 dipendenti in meno tra tutti i settori in calo messi insieme e 25.517 in più tra quelli in crescita. Il settore del credito, assicurazione e servizi finanziari conta 2.427 dipendenti in meno rispetto al 2019, i servizi turistici addirittura 3.918 in meno. Di contro sono 12.659 i lavoratori in più nell'istruzione e 5.077 in più nella sanità e servizi sociali.
La produzione tessile fa fatica a tornare ai livelli pre-pandemia e trascina al ribasso la Toscana
Il comparto arranca ancora e incontra difficoltà a recuperare la posizione del periodo precedente all'emergenza Covid. Lo dice l'ultima nota congiunturale di Irpet
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nadia tarantino