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Soddisfazione per l’interesse dimostrato dal governo verso il caso Prato e anche per il coinvolgimento del mondo imprenditoriale nel Tavolo sull’immigrazione aperto in Prefettura. Scetticismo sulla proposta del sindaco Cenni di poter coinvolgere le aziende cinesi in un rapporto di interscambio con quelle italiane a patto di non fare una drastica politica di emersione per le imprese del distretto parallelo.Commenta così, il presidente dell’Unione industriali Riccardo Marini, le novità emerse con la visita a Prato dle ministro Maroni. “E’ positivo che il Governo veda nel distretto pratese un’area su cui incentrare un impegno particolare per governare l’immigrazione – dice Marini -. Evidentemente ha avuto successo lo sforzo fatto per portare il ‘caso Prato’ all’attenzione delle autorità nazionali. Bene anche il coinvolgimento delle imprese nel tavolo chiamato a contribuire alla definizione di azioni mirate di vigilanza e controllo. Da parte nostra vi è la massima disponibilità in merito. Quanto ai 20 nuovi membri delle forze dell’ordine che giungeranno a Prato, l’auspicio è che siano adeguati, sia numericamente che per le loro specifiche competenze, ad affrontare fenomeni di proporzioni e complessità straordinarie”.Più in chiaroscuro, invece, il giudizio del presidente dell’Uip sulla proposta Cenni. “In queste ultime settimane – dice – dell’illegalità presente in molte delle imprese con titolare straniero si è parlato in entrambe le direzioni auspicate dall’Unione: della vigilanza e delle azioni per l’integrazione. Il progetto illustrato dal sindaco di Prato, per quanto ci è noto ed in attesa di approfondimenti, presenta aspetti di indubbio interesse, anche se appare di difficile realizzazione e comunque subordinato all’innesco di processi di emersione che rimangono il cuore della questione. Il progetto sembra comunque in grado, anche nel migliore degli scenari, di risolvere solo parte del problema e in tempi non brevi. Quando come Unione parliamo di rischio di ‘contagio’ ci riferiamo a situazioni in cui imprese irregolari possano attrarre a sé, estendendo di fatto il proprio modo di operare, anche imprese italiane, soprattutto se in difficoltà a causa della crisi. Parliamo di impatto sia su produttori che su terzisti. Questo tipo di meccanismo è il più critico e pericoloso. Pensare di creare opportunità di mercato ‘virtuose’ per il distretto saldando le imprese pratesi produttrici di semilavorati con le confezioni cinesi presenta alcune importanti criticità: dall’esclusione delle confezioni italiane, e ci sembrano fuori luogo discriminazioni ‘alla rovescia’, a danno di imprese italiane corrette; al fatto che le confezioni cinesi non necessitano di nuove opportunità di mercato, avendone più che a sufficienza. Possiamo solo sperare che il pressing dei controlli, unito alla disponibilità a fornire loro strumenti per integrarsi, induca qualcuno in più a lavorare rispettando la legge: il che significa maggiori costi, quindi la perdita della fascia di mercato bassa e l’orientamento verso produzioni più qualificate. Da qui al ricorso anche a semilavorati pratesi, e non più quasi solo cinesi, il passo potrebbe essere breve. Questo è l’iter che potrebbe condurre a sinergie positive fra cinesi e pratesi: ma il punto di partenza è sempre e comunque l’accesso a modalità legali di conduzione delle imprese”.