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Il 2021 nella provincia di Prato le aziende hanno registrato un valore aggiunto superiore alla media regionale (7,6% rispetto al 6,8%), le esportazioni hanno ripreso a crescere, anche se il livello di export registrato nel 2018 verrà nuovamente raggiunto soltanto nel 2023. Anche il reddito disponibile delle famiglie nel 2021 è in ripresa: l’anno si chiude con un +3,2%, dato comunque inferiore rispetto alla media regionale. Nel prossimo biennio è prevista una moderata crescita nella Provincia, in un quadro caratterizzato dalle crescenti incertezze legate ad aumento dell’inflazione e alla crisi energetica susseguente allo scoppio del conflitto in Ucraina.
A dirlo il focus di Ires sull'economia toscana 2021 che ha preso in considerazione produzione, export e dati sull'occupazione divisi per provincia. Lo scorso anno nel distretto tessile l'occupazione è calata del 3% a risentirne sono stati soprattutto gli uomini (da +1,2% a -6,8%) rispetto ad un miglioramento della componente femminile (da -4% a +2%) arrivando ad un valore complessivo degli occupati di poco inferiore alle 110 mila unità. Nei confronti del 2019 il differenziale negativo è pari a 4,1 punti percentuali. Il lavoro dipendente aumenta del 5,4% rispetto ad una forte contrazione della componente autonoma (-28,5%), aumentano gli inattivi in età da lavoro (+9%); il tasso di disoccupazione sale al 7,1% (4 decimi di punto in più). La domanda di input di lavoro dopo aver perso il 9,4% ha mostrato una buona ripresa nel 2021 (+5,5%). Il tasso di disoccupazione, secondo i ricercatori, nel corso del 2022 potrebbe salire di 7 decimi di punto arrivando al 7,8%. Nel 2021 a Prato gli avviamenti sono aumentati del 24,3% pari ad un volume di circa 10 mila attivazioni in più, arrivando ad un valore totale di circa 50 mila e 600 avviamenti. Il lavoro a termine cresce ad un ritmo di poco superiore a quello regionale (+23,1% rispetto a +22,9%) con una quota percentuale, tuttavia, inferiore a quella regionale (42,1% rispetto a 55,4%). Il lavoro a tempo indeterminato è aumentato ad un ritmo praticamente analogo al dato medio regionale (+15,9%) mentre una maggior dinamica ha riguardato l’apprendistato (+59,8%), la somministrazione (+59,8%), il lavoro intermittente (+39,5%) e i tirocini (+68,1%). Il volume di avviamenti nel complesso rilevati si posiziona 1,2 punti percentuali al di sotto del livello del 2019, risentendo soprattutto del contributo negativo del lavoro a tempo indeterminato (-13,5% e 2 mila e 500 attivazioni in meno), della somministrazione (-2,7% e con 100 unità in meno) e dei tirocini (-17% e -200 unità all’incirca).
A dirlo il focus di Ires sull'economia toscana 2021 che ha preso in considerazione produzione, export e dati sull'occupazione divisi per provincia. Lo scorso anno nel distretto tessile l'occupazione è calata del 3% a risentirne sono stati soprattutto gli uomini (da +1,2% a -6,8%) rispetto ad un miglioramento della componente femminile (da -4% a +2%) arrivando ad un valore complessivo degli occupati di poco inferiore alle 110 mila unità. Nei confronti del 2019 il differenziale negativo è pari a 4,1 punti percentuali. Il lavoro dipendente aumenta del 5,4% rispetto ad una forte contrazione della componente autonoma (-28,5%), aumentano gli inattivi in età da lavoro (+9%); il tasso di disoccupazione sale al 7,1% (4 decimi di punto in più). La domanda di input di lavoro dopo aver perso il 9,4% ha mostrato una buona ripresa nel 2021 (+5,5%). Il tasso di disoccupazione, secondo i ricercatori, nel corso del 2022 potrebbe salire di 7 decimi di punto arrivando al 7,8%. Nel 2021 a Prato gli avviamenti sono aumentati del 24,3% pari ad un volume di circa 10 mila attivazioni in più, arrivando ad un valore totale di circa 50 mila e 600 avviamenti. Il lavoro a termine cresce ad un ritmo di poco superiore a quello regionale (+23,1% rispetto a +22,9%) con una quota percentuale, tuttavia, inferiore a quella regionale (42,1% rispetto a 55,4%). Il lavoro a tempo indeterminato è aumentato ad un ritmo praticamente analogo al dato medio regionale (+15,9%) mentre una maggior dinamica ha riguardato l’apprendistato (+59,8%), la somministrazione (+59,8%), il lavoro intermittente (+39,5%) e i tirocini (+68,1%). Il volume di avviamenti nel complesso rilevati si posiziona 1,2 punti percentuali al di sotto del livello del 2019, risentendo soprattutto del contributo negativo del lavoro a tempo indeterminato (-13,5% e 2 mila e 500 attivazioni in meno), della somministrazione (-2,7% e con 100 unità in meno) e dei tirocini (-17% e -200 unità all’incirca).
Il dato cumulato dei primi tre mesi del 2022 evidenzia circa 15 mila avviamenti e se prendiamo i numeri indice (annualizzati) ci troviamo 0,5 punti percentuali al di sopra della media 2019. A livello settoriale, inoltre, permangono situazioni di difficoltà nel comparto manufatturiero, che nel 2021 ha assorbito oltre metà di tutte le ore di Cassa Integrazione autorizzate. Gran parte di questo monte ore è relativo ai primi due trimestri dello scorso anno; tuttavia, nell’industria tessile ed in quella della confezione di articoli di abbigliamento il ricorso alle forme di sostegno al reddito da parte delle imprese è rimasta una opzione largamente utilizzata anche nella seconda metà dell’anno.