Recuperare tutto il recuperabile mettendo in moto l’ingegno, la sperimentazione, la capacità di voler raggiungere l’obiettivo. Il risultato? Texboard, un pannello superecologico prodotto con lo scarto degli scarti tessili e cioè con quella parte, sia post industriale che post consumo, che è destinata a finire in discarica. Texboard ha dalla sua una serie di vantaggi e la possibilità di un impiego in svariati settori, su tutti arredamento e packaging. Il prodotto – 100 per cento made in Prato – è già in commercio e i primi clienti stanno trattando le forniture.
Tutto nasce da Giuseppe Fabozzi, sviluppatore creativo, e da Sergio Dell’Orco della Dell’Orco e Villani e da Marco Gualtieri della Technoplast, i due imprenditori che hanno messo a disposizione i loro impianti per realizzare i primissimi pannelli e via via mettere a punto il prodotto fino ad arrivare al risultato finale. Una squadra alla quale si aggiunge Stefano Ciapetti della Ciapetti Agency che si occupa del rapporto con i clienti e fa da ponte con la Texboard Gmbh, joint venture italo-austriaca che di fatto commercializza i pannelli (ma che si occupa anche delle verifiche scientifiche su ogni produzione) e che già ora guarda con fiducia ad un mercato che potrebbe andare oltre i confini europei.
Sono stati i milioni di tonnellate di tessuti che ogni anno finiscono in discarica e negli inceneritori (a Prato la quantità raggiunge circa 40mila tonnellate) ad aver spinto il gruppo di lavoro a studiare una modalità di recupero per un utilizzo tal quale dello scarto. Mesi di prove per individuare la formula giusta – scarto tessile non selezionato misto a scarto agricolo inutilizzabile per l’alimentazione animale – e ritrovarsi a maneggiare i pannelli che di fatto sostituiscono il truciolare.
Diversi i campi di applicazione che sono stati valutati per un lancio sul mercato il più completo possibile: imbottitura di sedute nel settore dell’arredamento e dell’automotive con il vantaggio di un prodotto ad alta lavorabilità, più resistente e con una migliore capacità di inchiodatura e avvitamento alla struttura in legno o metallo, materassini per l’isolamento termico, packaging anche in ragione di una notevole resistenza all’urto.
Una rivoluzione che è all’inizio ma che potrebbe trovare uno sfogo notevole in Paesi, ad esempio Perù e Ghana, dove il sostituto made in Prato del truciolare può essere impiegato per la produzione di ondulati per coperture che rappresentano un prodotto di larghissimo consumo.
“C’è una montagna di scarto tessile che non è possibile recuperare – spiega Giuseppe Fabozzi – perché la varietà di combinazioni delle composizioni è talmente vasta che è destinata a prendere la via della discarica e dell’inceneritore. Abbiamo provato a dare un senso anche allo scarto dello scarto e crediamo di esserci riusciti. Vediamo che risposte arrivano dal mercato ma i primi clienti che si stanno interessando al prodotto fanno davvero ben sperare che si possa risolvere il problema dell’enorme quantità di scarto tessile fino a ora non recuperato e, dunque, non reimpiegato”. (nadia tarantino)
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