Dalla guerra alla realizzazione di un’impresa per poter tornare a una vita normale. Sono quattro le start up selezionate nell’ambito del progetto Riso (Rifugiati, imprenditoria, solidarietà) sostenuto da Arci Toscana che nasceranno a Prato su un’idea imprenditoriale di due donne ucraine e altrettanti uomini afgani inseriti nel percorso Sai.
“Un’opportunità – spiegano da Arci – per iniziare un percorso verso l’indipendenza economica che abbiamo voluto sostenere attraverso un contributo economico e la messa a disposizione di tutor per la parte burocratica”.
Venti richiedenti asilo, quindici le donne, hanno partecipato al corso di italiano e di avvio d’impresa, sette hanno presentato un progetto e quattro le idee scelte: un negozio di tatuaggi con l’hennè proposto da una giovane donna ucraina, una gastronomia specializzata in piatti afgani e italiani proposta da un rifugiato arrivato a Prato per il ricongiungimento familiare, un’attività di home stanting realizzata sempre da un padre di famiglia afgano e la vendita on line di filati di qualità. Progetto proposto da una donna ucraina che in patria aveva già l’attività, si tratta quindi di un’idea già consolidata che ora prende gambe in Italia. Le altre attività, invece sono tutte ex novo.
I progetti vincitori sono stati selezionati da una commissione appositamente insediata composta da rappresentanti di Arci, Banca Etica, Comune di Prato e Confartigianato Prato. Le start up sono finanziate con i fondi della quota dell’8 per mille dell’IRPEF a diretta gestione statale per l’anno 2019.
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