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Da Pitti Filati la ripartenza post alluvione. I filatori danneggiati: “Siamo orgogliosi di esserci”


Lo stand del Pecci allestito anche con le immagini dell'azienda sommersa dall'acqua, mentre Il Lanificio dell'Olivo chiede che il territorio sia messo in sicurezza: "Un altro 2 novembre non è sostenibile"


Redazione


Le fotografie dell'azienda alluvionata e le proposte per la Primavera estate 2025 insieme una accanto all' altra,  lo stand  del Lanificio Pecci a Pitti Filati, non scorda il recente passato che ha messo l'azienda in ginocchio, ma guarda anche al futuro con la nuova collezione. "Abbiamo subito pesanti danni – spiega  Roberta Pecci – non solo nei magazzini, ma anche negli uffici e nella produzione, che  però non è ancora al 100% . L'allestimento dello stand è stato pensato non solo per ringraziare chi ci ha aiutato, ma anche per mostrare a tutti con orgoglio quello che siamo riusciti a fare. Ora abbiamo bisogno di commesse, siamo pronti a evadere tutti gli ordini". 
Anche il lanificio dell'Olivo nonostante il 2 novembre fosse sommerso da mezzo metro d'acqua, è presente a Pitti Filati e anche per l'amministratore delegato Fabio Campana è un motivo di grande orgoglio: "Nelle prossime settimane la produzione sarà a pieno regime, nel frattempo abbiamo anche studiato e lanciato la nuova collezione. Siamo un' azienda dalle spalle larghe in quanto parte di un fondo d'investimento e quindi con le nostre forze siamo riusciti a risollevarci da questa fase delicatissima. Ora servono investimenti da parte del Governo sul territorio: non ci possiamo permettere un altro 2 novembre". 
Lo spettro dell'alluvione però, non è la sola incertezza che preoccupa i filatori pratesi, ci sono anche la guerra in Medio Oriente e in Ucraina, la situazione del canale di Suez  e il rincaro dei trasporti. "Viviamo momenti di incertezza che non escludono una recessione – ha commentato  il presidente Alessandro Bastagli di Lineapiù –  i prezzi dei noli per le navi sono quintuplicati e anche i tempi si sono dilatati  per circumnavigare l'Africa servono anche sei settimane, mentre le contrattazione avvengono a dieci giorni. Questo fa si che non ci siano certezze nei costi che dobbiamo sostenere". 
Ma c'è anche chi vede il bicchiere mezzo pieno e guarda al 2024 con un'altra prospettiva "Oggi è il primo giorno di fiera – spiega Francesco Bruni di Ilaria Filati – ed è presto fare previsioni, ma la risposta dei clienti che hanno avuto la possibilità di vedere le collezioni in anteprima è stata positiva, iniziano il nuovo anno nel segno di un cauto ottimismo."
Si sperimenta nelle collezioni, dove dominano i colori, non solo pastello, le fibre naturali dalla seta al cotone e una ricerca verso un prodotto innovativo, ma anche in nuovi progetti che coinvolgano l'intero diverso verso il delicato e costoso iter delle certificazioni dei prodotti. "Un pool di aziende della sezioni filatori di Confindustria Toscana nord – spiega la presidente Raffella Pinori – sta cercando insieme agli artigiani di iniziare un nuovo processo che porti ad una certificazione in autonomia a monte della filiera. Un percorso necessario soprattutto per i produttori di filati fantasia che rappresentano un universo molto frammentato. La sperimentazione inizierà nei prossimi mesi, sono fiduciosa che si arrivi a un risultato concreto". 
 
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Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
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