Sostenere la filiera italiana del riciclo dei prodotti tessili anche con la responsabilità estesa del produttore per il manifatturiero, favorire gli investimenti in sostenibilità e digitalizzazione attraverso il Piano Moda, con specifici strumenti agevolativi come gli investimenti in tecnologie innovative, ma anche con il revamping di quelle esistenti. Sono questi alcuni degli interventi chiesti al governo attraverso una mozione di Forza Italia a prima firma di Erica Mazzetti . “Il settore moda – ricorda la parlamentare pratese – vive un momento critico. per questo abbiamo presentato al governo una mozione che, partendo dalle attuali difficoltà, vuole intervenire con visione e prospettiva, prevedendo misure contro il costo dell’energia e in risposta ai dazi commerciali e al clima di incertezza globale, ma anche per la formazione, gli investimenti, la sostenibilità, fermo restando che la moda italiana già ha fatto enormi sforzi. In particolare negli impianti pratesi di filatura cardata si stima che siano processate ogni anno 35mila tonnellate di filati , che danno origine a circa 100 milioni di metri tessuto, di cui oltre il 40% ottenuto da fibre riciclate. Mentre il settore moda lo scorso anno, ha generato 96 miliardi di euro di ricavi e una bilancia commerciale positiva di 26 miliardi”.
Il governo sta aiutando il settore – 250 milioni di euro per l’anno in corso e sul piatto ci sono 200 milioni di euro stanziati per i contratti e i mini contratti di sviluppo contenuti nel primo Ddl per le Pmi, ai quali si aggiungono 30,5 milioni di euro per investimenti nelle fibre tessili naturali e di riciclo e 15 milioni di euro per la transizione digitale. “Ma – prosegue Mazzetti – bisogna fare ancora di più e in modo più strutturale – e questo atto va in questa direzione”. Tra le richieste anche quella di ottenere un impegno sul credito d’imposta e la cassa integrazione speciale per le imprese sotto 15 addetti prorogata al 2025 e istituire le scuole moda attraverso un fondo apposito. “Visto – conclude la parlamentare – che nei prossimi anni andranno in pensione 45-50 mila addetti di alta specializzazione e, ad oggi, si è in grado di sostituire solo con 7-8 mila persone”.
Riproduzione vietata