Il tema degli aiuti al settore della moda torna ad infiammare il dibattito politico. Ad accendere la miccia è il Pd che accusa, senza mezzi termini, il Governo di aver varato misure inadeguate ai bisogni delle piccole imprese del distretto. A stretto giro di posta arriva la replica della maggioranza, che bolla come “sparate di pancia strumentali contro il governo” le accuse dei Dem.
“I dati emersi venerdì scorso al Tavolo della moda convocato dal ministro Urso – spiegano dal Pd di Prato – confermano il fallimento della cassa integrazione straordinaria per il settore. La misura, richiesta per mesi dai territori e dalle categorie economiche e introdotta dal governo alla fine del 2024, si è rivelata praticamente inapplicabile per le piccole imprese del distretto pratese.
“Il flop della cassa integrazione straordinaria per il settore moda è emblematico dell’inadeguatezza di questo governo – afferma Marco Furfaro, deputato e membro della segreteria nazionale Pd -. Su 110 milioni stanziati, solo 2,9 sono stati erogati. Un risultato che dimostra quanto questa misura sia stata congegnata male, senza alcuna conoscenza della realtà del distretto pratese. Come può un’azienda in crisi di liquidità anticipare somme che verranno rimborsate dopo sei mesi? È paradossale che una misura pensata per salvare le micro e piccole imprese richieda disponibilità economiche che evidentemente non ci sono. La forza del sistema moda italiano non sta solo nei grandi marchi, ma nella filiera di piccole aziende che garantiscono qualità e know-how unici al mondo. Ora presentiamo un’interrogazione urgente ai ministri competenti. Vogliamo capire come sia stato possibile concepire uno strumento così inadeguato e soprattutto come il governo intenda rimediare rapidamente. Le imprese non possono aspettare i tempi biblici del Parlamento”.
Rincara la dose il segretario del Pd Prato Marco Biagioni: “I dati sulla cassa integrazione straordinaria sono allarmanti – dice -. Il distretto pratese è fatto di piccole e microimprese sotto i 15 dipendenti che lavorano per conto terzi. Se crolla uno di questi anelli, crolla l’intera filiera. Nel tessile il tempo è tutto. La competizione globale richiede risposte immediate ed efficaci. Inoltre, ci segnalano che la procedura per l’attivazione della cassa integrazione è particolarmente complessa anche rispetto agli strumenti ordinari. Una richiesta documentale così ingente, in un contesto caratterizzato da aziende di micro e piccola dimensione, diventa un ulteriore elemento ostativo per il distretto. Come ha sottolineato l’assessora regionale Alessandra Nardini, serve un coordinamento urgente tra i ministeri del Lavoro e delle Imprese. Non possiamo aspettare mesi per le modifiche parlamentari mentre le aziende chiudono. Le imprese pratesi non possono anticipare somme che verranno rimborsate dopo 5-6 mesi. Ne va della sopravvivenza immediata del distretto e della sua capacità di investire sul futuro. Il tessile pratese è un patrimonio nazionale che va tutelato con strumenti adeguati e tempestivi”.
La replica del centrodestra è affidata alla deputata pratese Chiara La Porta, di Fratelli d’Italia: “Furfaro e Biagioni – dice – confermano di non avere la minima idea di quali siano le regole vigenti su lavoro e di non conoscere il funzionamento della cassa integrazione straordinaria. Stupisce questo ennesimo, imbarazzante attacco, alla luce della recente richiesta del Pd non solo di prorogare la cassa, ma sottolineando quanto questo strumento sembrasse salvifico e miracoloso, fino a quando il governo non ha trovato le risorse per approvarlo e prorogarlo. Maggiormente stupisce che, dopo pochi mesi, oggi gridino rabbiosi una posizione contraria. Furfaro e Biagioni dimostrano di non essersi confrontati sul territorio con le associazioni di categoria, e confondono persino il ruolo del governo con quello dell’Inps, l’ente preposto all’erogazione dei finanziamenti alle aziende che richiedono la cassa integrazione. Il governo, dettaglio che la sinistra volutamente dimentica, ha compiuto lo sforzo massimo per stanziare le risorse necessarie. Provata la non preparazione su temi delicati, che riguardano la vita dei lavoratori e delle loro famiglie, consigliamo caldamente al collega Furfaro e al segretario Biagioni di scegliere un rispettoso silenzio”
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