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Crisi del tessile, in aumento le richieste di cassa integrazione. La preoccupazione dei sindacati


Un trend che si è registrato nelle ultime settimane e interessa sia l'artigianato sia l'industria. Crescono anche quelle per il mese di settembre


Alessandra Agrati


Nelle ultime settimane cresce la richiesta di cassa integrazione ordinaria, non solo per quanto riguarda l’artigianato, ma anche l’industria. Decisamente un’anomalia visto che giugno e luglio generalmente sono i mesi dove i macchinari nel distretto viaggiano a pieno ritmo. “Siamo molto preoccupati – ha spiegato Jury Meneghetti segretario Filctem Cgil Prato Pistoia – tantissime le aziende che hanno fatto richiesta, anche nomi che generalmente non ricorrono a questo ammortizzatore sociale. Altro dato negativo è che crescono anche quelle per il mese di settembre. Segno che gli ordini non arrivano”. Una situazione che preoccupa anche Eugenio Giani presidente della Regione che infatti ha scritto ai ministri al lavoro e alle politiche sociali Calderone e all’economia Giorgetti.
 
Due lettere per chiedere l’attivazione di ammortizzatori sociali specifici e che si accompagnano ad una terza missiva inviata da Giani nei giorni scorsi al ministro Urso per richiamare l’attenzione sul fronte del credito.

“Molte aziende rischiano di esaurire a breve ogni possibilità di ricorso a forme di integrazione salariale. Vanno evitati i licenziamenti e la situazione rende urgenti interventi nazionali. L’Italia è leader in Europa sia per numero di imprese che operano nel sistema moda che per fatturato generato e per la Toscana questo è un settore importantissimo”.

Sulla crisi del settore moda il presidente Giani aveva convocato a maggio, insieme agli assessori Nardini e Marras, un tavolo regionale, con la partecipazione di tutte le associazioni datoriali, le organizzazioni sindacali e i sindaci dei territori interessati.

“La situazione non è drammatica – ha spiegato Mirko Zacchei segretario generale Femca Cisl Prato – Firenze ma si registra un consistente aumento delle richieste di cassa integrazione, nel periodo in cui si dovrebbero fare gli straordinari. Un trend iniziato a settembre che non accenna a diminuire: ci sono i magazzini pieni, tanto invenduto e qualche azienda sta pensando addirittura di non fare la collezione o per lo meno di ridurla ai minimi termini”

La moda in Toscana impiega circa 130 mila persone: la maggior parte nei segmenti produttivi (tessile, abbigliamento, conceria, calzature, pelletteria, accessori, gioielleria), compresa la produzione di macchinari, un 10 per cento nel terziario (commercio all’ingrosso e intermediazione). Di fatto quindi  il 6-8 per cento di tutti gli occupati della regione lavora nel settore, il 40 per cento tutto il manifatturiero, per un valore aggiunto di 5,5 miliardi di euro. Tutti i principali marchi italiani e stranieri producono direttamente o indirettamente in Toscana.

Importante il peso della moda anche sul fronte delle esportazioni, che calano e producono effetti negativi sul Pil, Ma calano anche gli occupati: a partire da settembre gli avviamenti al lavoro sono diminuiti mensilmente con percentuali tra il 20 e il 32 per cento rispetto al 2022.

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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
(N° 4 del 14/02/2009)
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Direttore responsabile: Claudio Vannacci

Editore: Toscana Tv srl

Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
Capalle/Campi Bisenzio (FI)

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