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Dopo un 2022 brillante, il primo semestre 2023 per il cardato pratese è da dimenticare con perdite di fatturato fra il 20 e il 30%, concentrate quindi nei mesi che generalmente sono caratterizzati dall'arrivo degli ordini, le speranze che la situazione nella seconda parere dell' anno migliori, quindi, sono decisamente poche.
Intanto dal rientro delle ferie l'attività non è ancora ripresa a pieno regime: molte aziende ripartiranno, come per tutto il tessile, dal 4 settembre, alto segnale che non rassicura. A incidere sul trend negativo soprattutto la minore capacità di spesa da parte delle famiglie che tagliano sugli acquisti dell' abbigliamento, eppure i prodotti riciclati sono duraturi oltre che ecologici, caratteristiche che dovrebbero piacere maggiormente ai consumatori. Per arginare in parte questo ciclo negativo gli imprenditori puntano su una certificazione del prodotto con tanto di Qr Code capace di raccontare la storia di ogni capo, dall' uso della fibra rigenerata al finissaggio. A Prato non è la prima volta che si parla di un marchio sotto il cui ombrello riunire una parte della filiera. "Abbiamo perso troppo tempo – spiega Alessandro Sanesi rappresentante del Cardato Riciclato Pratese e membro della sezione sostenibilità di Ctn- ci stanno imponendo certificazioni dall' alto quando possiamo facilmente dimostrare che la nostra produzione è al 100% italiana e abbraccia non solo i confini geografici del distretto tessile, ma anche i produttori di Agliana e Campi, a dimostrazione della collaborazione fra le imprese."
Intanto dal rientro delle ferie l'attività non è ancora ripresa a pieno regime: molte aziende ripartiranno, come per tutto il tessile, dal 4 settembre, alto segnale che non rassicura. A incidere sul trend negativo soprattutto la minore capacità di spesa da parte delle famiglie che tagliano sugli acquisti dell' abbigliamento, eppure i prodotti riciclati sono duraturi oltre che ecologici, caratteristiche che dovrebbero piacere maggiormente ai consumatori. Per arginare in parte questo ciclo negativo gli imprenditori puntano su una certificazione del prodotto con tanto di Qr Code capace di raccontare la storia di ogni capo, dall' uso della fibra rigenerata al finissaggio. A Prato non è la prima volta che si parla di un marchio sotto il cui ombrello riunire una parte della filiera. "Abbiamo perso troppo tempo – spiega Alessandro Sanesi rappresentante del Cardato Riciclato Pratese e membro della sezione sostenibilità di Ctn- ci stanno imponendo certificazioni dall' alto quando possiamo facilmente dimostrare che la nostra produzione è al 100% italiana e abbraccia non solo i confini geografici del distretto tessile, ma anche i produttori di Agliana e Campi, a dimostrazione della collaborazione fra le imprese."
E infatti le aziende che si occupano di cardato sono oltre 300, di varie dimensioni e con funzioni diverse, ma tutte unite nel tenere alta la bandiera del riciclato. "In quest' ottica – continua Sanesi – abbiamo pensato di realizzare un portale dove riunire le imprese di cardato per poi arrivare a una certificazione vera e propria, in sinergia con quello che sarà il passaporto del prodotto, previsto per legge". Il primo passo è la promozione del portale nei locali di Prisma, poi quella della stesura di un disciplinare dei prodotti riciclati cardati pratesi che devono contenere almeno il 50% di cardato riciclato e il 10% di lana. Nella grande famiglia del prodotto tipico di Prato pratese anche i Laps e i frasami esclusi dalla normativa internazionale perchè riciclati ma non rielaborati. "L'ultimo obiettivo da raggiungere – conclude Sanesi – è quello di formare un consorzio di tutte le aziende, che avrà anche una maggiore forza contrattuale, stiamo già lavorando anche con le associazioni di categoria".
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Edizioni locali: Prato