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Il Museo del Tessuto inaugura la mostra dedicata a Ossie Clark e Celia Birtwell


La coppia celebre negli anni 60/70 ha dato vita a un nuovo modo di intendere la moda ispirandosi all' arte. Sarà visitabile fino all'8 gennaio e poi si trasferirà a Milano. Esposti anche 40 abiti secondo l'ordine cronologico con cui sono stati realizzati


Redazione


Mr &Mrs Clark ovvero Ossie Clark e Celia Birtwell sono i protagonisti della mostra che il Museo del Tessuto ha realizzato con la collaborazione della Fondazione Sozzani.
Un percorso pensato per valorizzare, e far conoscere al pubblico, il lavoro dei due stilisti protagonisti di un nuovo modo di interpretare la moda ispirandosi all'arte negli anni 60/70. Una coppia creativa  fluida dove Celia sviluppava le stampe ispirate alla natura e alle avanguardie artistiche, mentre Ossie con la sua abilità nei tagli e nella modellistica dava vita ad abiti sensuali e femminili.
La mostra si inaugura domani 17 settembre, e resterà aperta fino all' 8 gennaio per poi trasferirsi a Milano in corso Como.
Il percorso si  apre con la foto che vede Celia e Ossie abbracciati, un ritratto scattato dall’amico Norman Bain (1967), che sintetizza il loro connubio professionale e personale. Protagonista di questa prima sala è la grande proiezione con la video intervista a Celia Birtwell (classe 2 gennaio 1941, ancora attiva come textile designer) che racconta del primo incontro con Ossie al Royal College of Art di Manchester. E poi la collaborazione con Alice Pollock e il periodo di Quorum, boutique e punto di incontro di artisti e musicisti (da David Bailey, Rudolph Nureyev, David Gilmore dei Pink Floyd) fino alle performance con le modelle e muse Pattie Boyd e Amanda Lear.

Sempre nello stesso spazio viene raccontato la storia professionale di Ossie Clark, che già dai primi disegni di ammissione al Royal College of Art di Manchester del 1962 (esposti in mostra) rivela un precoce talento, in mostra anche i suoi i sketchbook, dai primi databili ai tempi del Royal College of Art Manchester (inizi Sessanta) fino a quelli del periodo d’oro (1968-69) dove il segno di Ossie si fa più spigoloso e astratto, giocando sulle forme di abiti a vita alta, i botticelli dress, e i pantaloni svasati con pattern floreali, che diventeranno i must have dell’epoca. La seconda parte del percorso racconta il mondo artistico di Celia Birtwell, che si forma alla Salford Art School di Manchester. La sala grande è dedicata alle foto scattate agli abiti di Ossie e Celia, è stato anche allestito un corner dedicato al rapporto speciale tra Celia Birtwell e David Hockney. Dopo il doppio percorso su Ossie e Celia, si entra nel cuore della mostra con la scenografica esposizione dei quaranta abiti disposti su pedane in ordine cronologico, dal primo abito a pois del 1965 per arrivare alle creazioni del 1974, data che segna la loro ultima collezione: da quel momento le strade di Ossie e Celia si dividono per continuare in modo autonomo. Sono stati selezionati i capi con i pattern divenuti cult, dalla Lamborghini Suit del ’69 e il completo di ispirazione orientale (1968) indossato da Amanda Lear, il mini dress “aeroplane” ( del 1969 e fotografato da Jim Lee) e quello con stampa Monkey Puzzle, ispirato dai tappeti medievali; diversi gli abiti fluidi in chiffon e moss crepe con le stampe Candy flowers e Mystic Daisy (1970), Tulips (1972), tra cui anche i modelli con taglio a sbieco e l’abito floreale realizzato con la tecnica della stampa a riserva. Non mancano inoltre gli abiti con decorazione più astratta e geometrica, come quelli ispirati all’avanguardia russa e Kandinsky (1974) passando per i modelli dove è protagonista il color block, come il celebre abito “semaforo-traffic light” (1972) e altre creazioni della linea Ossie Clark/for Radley, che presentano solo stampe nella parte superiore. 

L' ultima parte è il guardaroba che comprende 10 abiti di carta, che rappresenta il senso di rinnovamento culturale e sociale che incalzava negli anni Sessanta e che divenne un fenomeno di massa che si diffuse negli Stati Uniti d’America e in Europa. Il catalogo della mostra sarà presentato a fine ottobre e prevede i contributi di giornalisti ed esperti tra cui Suzy Menkes, Antonio Mancinelli, Renata Molho, Cristina Giorgetti, Antonio Moscogiu. 
La mostra è stata curata da Federico Poletti attingendo alla collezione di Massimo Cantini Parrini, celebre e pluripremiato costumista, a quella privata di Lauren Lepire a Los Angeles, e dagli archivi di Celia Birtwell e dalla famiglia Clark.
Edizioni locali: Prato
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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
(N° 4 del 14/02/2009)
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Direttore responsabile: Claudio Vannacci

Editore: Toscana Tv srl

Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
Capalle/Campi Bisenzio (FI)

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