Oltre cento visitatori in due giorni d’apertura, sei gruppi organizzati che hanno ammirato nei minimi dettagli il fascino del Fabbricone Storico e adesso un’intera settimana dedicata alle visite delle scuole di moda. Sono i numeri del primo weekend d’apertura a Balli il Lanificio della mostra ‘Omaggio a Walter Albini’, esposizione dedicata alla creatività dello stilista unanimemente considerato il padre del prêt-à-porter italiano. Sabato e domenica scorsi, infatti, si è tenuta la preview della mostra all’interno della Sala Experience del Fabbricone Storico. Una possibilità subito sfruttata da un buon numero di appassionati che hanno sommato la visita alla mostra con la scoperta del Fabbricone Storico.
“Siamo molto contenti della risposta della cittadinanza e dell’interesse suscitato dalla mostra che ha portato al Lanificio una platea qualificata di visitatori – spiega Leonardo Raffaelli, managing director di Balli il Lanificio -. Da oggi, invece, sono iniziate le visite delle scuole di moda che ci porteranno a dialogare del progetto Fabbrica di Cultura e della mostra di Albini con una platea di oltre 600 studenti di tutta Italia, fra i quali ci auguriamo ci possano essere alcuni degli stilisti protagonisti del futuro del fashion. Continua così il nostro percorso rivolto alla formazione e alla cultura”.
A parlare della mostra e della sua filosofia è anche l’ideatore e co-curatore Filippo Boretti. “La mostra è una piccola gemma, curata nei minimi dettagli e ambientata tramite un’installazione temporanea che rappresenta un unicum: la prima “stanza museo” aperta al pubblico dentro un lanificio (con tutti i criteri della curatela museale) – sottolinea -. Fabbrica di Cultura, il dipartimento trasversale di Balli il Lanificio, non è solo una fucina di idee e progetti, ma un luogo immateriale che promuove l’azienda come impresa che produce cultura. Un ruolo primordiale che molti lanifici non sono riusciti a sviluppare o a valorizzare nel corso della loro storia, frenati da vari fattori. Con questa mostra, Balli non solo celebra un pioniere della moda come Walter Albini, ma ribadisce una vocazione insita nel suo dna: riportare la cultura al centro del fare impresa, dialogando con il passato per proiettarsi nel futuro. Questo si manifesta anche in una città come Prato, che storicamente non ha sempre valorizzato la cultura, ma che ha fornito a molti il terreno fertile per sfruttarne le enormi potenzialità creative e produttive”.
Poi gli obiettivi della mostra. “C’è la volontà di mostrare come un’azienda privata possa riappropriarsi del suo ruolo istituzionale, collaborando con un’istituzione pubblica per un obiettivo comune: promuovere una vera cultura d’impresa e parlare di moda in modo nobile, ponendosi in dialogo alla pari con i grandi brand – aggiunge Boretti -. Un’operazione che punta a contrastare i meccanismi distruttivi che vedono le filiere schiacciate da un’immagine della moda concentrata solo all’apice del sistema, mentre i veri impulsi creativi che generano il futuro si trovano ancora saldamente radicati nei territori e nei lanifici. A Prato, come al Balli. Un omaggio che è molto più di una mostra: è un manifesto del valore della cultura d’impresa e della forza rigenerativa della tradizione”.