62
Una lettera scritta da Matteo degli Organi nel 1434 sull'amico Donatello, andata perduta nell’Ottocento e ora ritrovata e acquisita dall'Archivio di Stato di Prato, sarà il pezzo forte del percorso espositivo che, a partire da lunedì 9 maggio, esporrà i pezzi più significativi del notevolissimo corpus documentario riguardante Donatello conservato a Prato.
La nuova, straordinaria, acquisizione da parte dell’Archivio di Stato di Prato consente di leggere, secondo lo storico dell’arte Francesco Caglioti, “uno dei documenti più curiosi e rivelatori su Donatello”. La lettera è stata recuperata soltanto di recente grazie a una bella storia, dove senso civico e spirito di appartenenza alla comunità si legano all’attento lavoro di ricercatori e archivisti. La lettera circolava sul mercato antiquario ed è stata offerta nell'agosto 2021 proprio al direttore artistico della Camerata strumentale Alberto Batisti che, rendendosi conto del suo valore documentario, ha informato della cosa Diana Toccafondi, già Soprintendente della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Toscana.
Così è cominciata l’operazione di recupero. Il direttore dell’Archivio di Stato di Prato, Leonardo Meoni, ha svolto un’accurata ricerca: è stato confermato che il documento era già segnalato da Cesare Guasti nel 1865 come appartenente all’archivio del Patrimonio ecclesiastico, ente istituito dal Granduca Pietro Leopoldo nel 1783-85 per gestire i patrimoni e gli archivi provenienti dalle compagnie di devozione e da alcune chiese e conventi. A questo punto, grazie all’intervento di mediazione della stessa Diana Toccafondi, il proprietario, dopo aver appreso l’originaria provenienza del documento e la sua storia, ha deciso spontaneamente di donare la lettera all’Archivio di Stato di Prato che ne è legittimo proprietario.
Si tratta di una splendida lettera che il maestro d’organi Matteo da Prato (1391 – 1465), detto Matteo degli Organi, scrive da Firenze il 19 giugno 1434 agli Operai del Sacro Cingolo su richiesta dell’amico Donatello (Matteo è stato testimone del contratto tra l’artista e l’Opera per la realizzazione del pulpito). “La lettera rappresenta una fonte documentaria fondamentale per comprendere l’attività pratese di Donatello e i rapporti dell’artista con la committenza nella realizzazione del pulpito esterno della Pieve, oggi Cattedrale, costruito per le ostensioni pubbliche del Sacro Cingolo mariano”, sottolinea Diana Toccafondi.
Con linguaggio vivace e arguto Matteo degli Organi informa i committenti pratesi che Donatello ha appena terminato la prima “storia” (cioè la prima formella) per il pulpito della Pieve di Prato e che a Firenze tutti coloro che se ne intendono vanno dicendo “che mai si vide simile storia”. La lettera continua comunicando la buona disposizione di Donatello a proseguire il lavoro, soprattutto se incoraggiato da “qualche danaio” da spendere per le prossime feste di San Giovanni. Non importa che sia molto – dice Matteo – perché Donatello è uomo “di piccolo pasto” e si contenta di poco, ma è importante che l’artista si senta riconosciuto per ciò che ha fatto e porti l’opera a compimento, perché di maestri come lui se ne trovano ben pochi.
“La lettera era originariamente conservata a Prato all’interno dell’archivio del Patrimonio ecclesiastico, fra le carte provenienti dall’Opera del Sacro Cingolo – spiega il direttore dell’Archivio, Meoni – Qui la videro, nella seconda metà dell’Ottocento, il canonico pratese Martino Benelli e Cesare Guasti, che ne pubblicò il contenuto. Successivamente se ne persero le tracce. Infruttuose sono risultate tutte le ricerche degli studiosi per rintracciarla nell’archivio del Patrimonio ecclesiastico, che è entrato a far parte del patrimonio archivistico dell’Archivio di Stato di Prato nel 1958".
Ne aveva recentemente segnalato la dispersione anche il professor Francesco Caglioti, curatore della grande mostra "Donatello, il Rinascimento in corso a Firenze", al termine di accurate ricerche sui rapporti tra Michelozzo e Donatello pubblicate in un suo saggio edito nel 2019. “Il recupero della lettera di Matteo degli Organi su Donatello – afferma adesso Caglioti – è una notizia estremamente confortante: per il lieto fine di una storia cominciata male, per la sensibilità che un privato ha dimostrato nei confronti del patrimonio archivistico e storico di tutti, e per la possibilità ritrovata di leggere nell’originale uno dei documenti più curiosi e rivelatori su uno dei maggiori artisti di ogni tempo”.
La mostra all'Archivio di Stato si inaugura il prossimo 9 maggio alle 16.30 e resterà aperta fino al 2 settembre: un’occasione per tutti per vedere la lettera di Matteo degli Organi sull’amico Donatello e sul pulpito, tornata finalmente a Prato nel suo contesto di origine. La mostra è stata resa possibile grazie al contribuito della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato. Insieme alla lettera ritrovata, saranno esposti i pezzi più significativi del notevolissimo corpus documentario riguardante Donatello conservato a Prato. Tra questi, anche il registro contabile da cui si vede che, appena ricevuta la lettera, gli Operai del Sacro Cingolo si affrettarono subito ad effettuare due pagamenti a Donatello, ed altre carte contenenti anche note autografe dello stesso Donatello.
In occasione dell’inaugurazione, il 9 maggio alle 16.30, il professor Francesco Caglioti terrà nella sala conferenze dell’Archivio di Stato una prolusione su Donatello e la storia del cantiere del pulpito pratese dal titolo: "Donatello per Prato".
Edizioni locali: Prato