Sette anni di carcere per violenza sessuale sulla figlia minorenne della convivente. E' quanto ha deciso il tribunale di Prato al termine del processo a carico di un operaio quarantenne di nazionalità rumena residente nell'hinterland fiorentino, difeso dall'avvocato Enrico Guarducci. Sei gli episodi contestati all'imputato, tre dei quali ricostruiti con un grado di attendibilità tale da spingere il pubblico ministero a chiedere una condanna a 8 anni di reclusione. Il primo episodio risalirebbe al 2013, l'ultimo all'estate del 2020 quando la ragazza – diciassettenne – raccontò gli abusi sessuali a cui sarebbe stata sottoposta dall'uomo con cui la madre aveva intrecciato una relazione e una convivenza. Abusi dei quali nessuno in famiglia si era mai accorto: né la madre, né il fratello. La denuncia fu un fulmine a ciel sereno. L'uomo fu arrestato e messo agli arresti domiciliari con la deroga per continuare a svolgere la sua attività lavorativa. La giovane, oggi quasi ventenne, ha riferito toccamenti e palpeggiamenti del seno e delle altri parti intime. La difesa chiese e ottenne una perizia psichiatrica che si concluse con la richiesta – non accolta – di un approfondimento per indagare meglio la personalità della ragazza che poi fu sentita dal giudice in sede di incidente probatorio. Le sue dichiarazioni, naturalmente, sono state utilizzate nel corso del processo che si è concluso con la condanna.
Violenza sessuale sulla figlia della convivente, operaio condannato a 7 anni di reclusione
La denuncia risale al 2020. Gli episodi riferiti sarebbero avvenuti a partire dal 2013 quando la ragazza, oggi maggiorenne, aveva 10 anni. L'uomo è agli arresti domiciliari ma può uscire per lavorare
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