Ennesimo fatto di cronaca ieri sera 4 febbraio in pieno centro storico. Protagonisti due nordafricani che hanno iniziato a litigare intorno alle 20 in piazza Santa Elisabetta per poi spostarsi in via Bartolini dove, secondo quanto raccontato dai residenti, uno dei due avrebbe estratto un coltello e ferito il connazionale. Sul posto sono arrivate due ambulanze del 118 e due pattuglie della polizia. Ancora da chiarire il motivo della lite ma i residenti sono ormai esasperati da una situazione che va avanti da troppo tempo. “Proprio mentre l’uomo ferito si accasciava per terra – racconta un residente – due ragazzine che abitano nella strada stavano rientrando e sono rimaste impressionate dal sangue sparso per terra. Siamo arrivati al punto di avere paura anche a uscire”.

Sulla questione è intervenuto il capogruppo di Fdi Tommaso Cocci, avvisato da alcuni residenti: “Prato non è più una città sicura – dice -: siamo ostaggio di bande, violenza e degrado, e il Comune continua a ignorare il problema. Intanto l‘amministrazione si concentra sul decoro dei fondi sfitti – un’attività che potrebbe essere utile se fossimo a Zurigo – mentre nel centro storico di Prato si gira con katane, coltelli e armi bianche. L’ultimo episodio di violenza, avvenuto ieri sera, è solo l’ennesima dimostrazione di una situazione completamente fuori controllo. A rendere ancora più grave questa situazione è il mancato monitoraggio delle condizioni di sovraffollamento abitativo in alcune aree della città. Interi edifici sono occupati da un numero eccessivo di persone, spesso in condizioni igienico-sanitarie precarie. Queste situazioni non solo alimentano il degrado, ma spesso nascondono attività illecite che poi si riversano nelle strade, generando episodi di criminalità sempre più violenti. Non sto facendo allarmismo, ma semplicemente raccontando la fotografia di ciò che sta accadendo. Chiunque ieri sera si trovasse nel centro storico ha visto con i propri occhi la realtà: violenza incontrollata, sangue sull’asfalto e la paura della gente. Quanto dobbiamo ancora sopportare prima che si intervenga con serietà?”.
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