I tre orientali erano già finiti nella rete della polizia lo scorso 15 aprile a seguito di una violenta rissa, in cui erano stati usati anche bastoni, avvenuta proprio in un appartamento in via Nistri. (LEGGI L'ARTICOLO). In quell'occasione i tre, insieme ad altri, furono arrestati per rissa e lesioni (LEGGI L'ARTICOLO), ma non emerse ciò che nascondevano quei 70 mq costellati da posti letto. La svolta è arrivata il successivo 16 agosto quando è scoppiata una nuova rissa in via Nistri. Un cinese è stato aggredito da connazionali per avere dei soldi. Ha dato ciò che aveva in tasca, 140 euro, poi è arrivato l'amico che ne ha aggiunto altri 300. Ma la somma non era sufficiente a coprire il debito contratto dal cinese per vivere in quell'alloggio in via Nistri a 5 euro al giorno e così l'uomo è stato portato in uno dei due alloggi. A chiamare il 113 è stato l'amico che ha raccontato tutto alla polizia. Quando gli uomini della mobile hanno fatto ingresso nell'appartamento dove era stato portato il cinese, all'interno c'erano ben altri 21 connazionali che dormivano, tutti clandestini, tutti senza documenti. Hanno dichiarato di averli persi. L'episodio, sommato al precedente e alle relative intercettazioni, ha disegnato un quadro completo agli inquirenti. Tramite un'agenzia in Cina, venivano offerti pacchetti tutto compreso a 14mila euro. I cinesi arrivavano in un Paese europeo di area Schengen (Germania, Polonia o dell'est) con visto turistico rilasciato da quei Paesi. Di conseguenza poi, potevano muoversi liberamente in Europa e così raggiungevano Milano in aereo. Il sostituto Lorenzo Gestri l'ha definito "un cavallo di Troia" e ha precisato che il visto era rilasciato da autorità non italiane. L'organizzazione pratese andava a prendere i nuovi arrivi a Milano e una volta a Prato li sistemava nei due alloggi di via Nistri richiedendo il pagamento di 5 euro al giorno. Entrambe le case sono di proprietà italiana ed erano affittati regolarmente al quarantenne cinese arrestato a fine dicembre. Un sistema attivo dal giugno del 2012 che ha permesso a tanti cinesi di arrivare a Prato in modo irregolare e di alimentare il flusso di manodopera clandestina impiegata nei pronto moda cinesi. "Questa indagine ci dà uno spaccato dell'immigrazione clandestina a Prato. Questo è un gruppo ma ce ne sono altri, – spiega il capo della Mobile Francesco Nannucci – Prato è centrale nel sistema di spostamento dei cinesi. Abbiamo informazioni da tutte le questure d'Italia dei tanti passaggi avvenuti in città. Ora stiamo cercando di capire quali sono i contatti europei di questo gruppo". Non è stato contestato il vincolo dell'associazione perchè non ne sono stati ravvisati i presupposti ma gli inquirenti sono certi che a Prato ci siano tanti gruppi come questo. "E' molto interessante il sistema dei visti turistici – spiega il procuratore capo facente funzione Antonio Sangermano – questo è il segmento di una retta molto più ampia del comparto in cui abbiamo operato".
Riproduzione vietata