Si sono costituite come parte civile la moglie e la figlia minore di Said Jaador, detto Samuel (nella foto), l’uomo di 36 anni il cui cadavere fu trovato, il 9 maggio dell’anno scorso, dalla polizia in uno stabile abbandonato tra via Galcianese e via di San Paolo.
La donna, assistita dall’avvocato Katia Dottore Giachino, e la figlia, assistita dall’avvocato Francesco Coletta, saranno così parte del processo che vede imputato Habdelhadi Hajjaj detto Madani, un cinquantenne di origine marocchina, clandestino, ritenuto responsabile del brutale omicidio del connazionale, di cui non si avevano più notizie da quasi un mese prima del rinvenimento del cadavere. La moglie, che all’epoca era separata da Samuel, ne aveva denunciato la scomparsa e aveva anche partecipato alla trasmissione di Rai Tre “Chi l’ha visto?” per tentare di rintracciarlo.
Secondo quanto accertato dagli inquirenti, vittima e presunto assassino erano temporaneamente coinquilini e l’omicidio sarebbe arrivato al termine di una lite, forse per ragioni di natura economica. Il corpo di Said era stato poi abbandonato in uno stabile in disuso nudo e in parte bruciato, forse per impedirne o renderne difficile il riconoscimento, che fu effettuato grazie ai tatuaggi.
Stamani, 22 aprile, si è aperta l’udienza preliminare che, oltre all’accettazione delle costituzioni di parte civile, ha visto l’avvocato Enrico Martini, difensore di Madani, tuttora detenuto, chiedere e ottenere per il suo assistito il rito abbreviato. Del processo fa parte un secondo imputato, il proprietario italiano dell’appartamento dove sarebbe avvenuto l’omicidio. L’uomo è accusato di concorso nell’occultamento di cadavere e favoreggiamento. Ha scelto di procedere con rito ordinario.
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