Qualche bicchiere di troppo alla fine della cena con i colleghi di lavoro, la consapevolezza di non essere nella condizione psicofisica ottimale, la mancanza di alternativa a mettersi al volante per tornare a casa, l'avvedutezza di guidare ad una velocità bassa per ridurre, se non evitare, rischi. Elementi che, tutti insieme, hanno convinto il tribunale di Prato ad assolvere un uomo finito sul banco degli imputati con l'accusa di guida in stato di ebbrezza. Per la prima volta a Prato è stata applicata la causa di “non punibilità per particolare tenuità del fatto”. L'imputato, difeso dall'avvocato Maurizio Briganti, ha beneficiato della decisione del giudice di fare sua la sentenza delle sezioni unite della Cassazione. Tale decisione dà facoltà al giudice di valutare la guida in stato di ebbrezza come meritevole di tenuità considerando tutto il contesto del fatto storico. Fatto che risale a dicembre 2013. Il conducente, all'epoca ventiduenne, fu fermato dalla polizia che quella sera, all'uscita del casello di Prato est, aveva organizzato un controllo finalizzato ad arginare i rischi derivanti dalla guida in stato di ebbrezza. A insospettire gli agenti fu la velocità, particolarmente bassa, del veicolo. Il giovane la spiegò con il fatto di essere di ritorno da una cena aziendale e di essere conscio del suo stato psicofisico non proprio perfetto. Sottoposto all'etilometro, al giovane fu rilevata una presenza di alcol nel sangue superiore al massimo consentito dalla legge e perciò fu denunciato. Nel corso del dibattimento è emerso il comportamento collaborativo del conducente rispetto al controllo della polizia e l'assoluta consapevolezza di aver alzato il gomito ma non così tanto da non rendersene conto e a dimostrazione di questo il fatto di aver provato a cercare qualcuno che lo riaccompagnasse a casa o che guidasse al posto suo. Tentativo fallito, ma il fatto di aver valutato un'alternativa anziché mettersi subito al volante e poi di aver ridotto volutamente la velocità, hanno contribuito alla sentenza di assoluzione.
Ubriaco si mette alla guida: “Nessuno poteva riaccompagnarmi”. Il giudice lo assolve
Il tribunale ha applicato la causa di "non punibilità per particolare tenuità del fatto". L'imputato, di ritorno da una cena con i colleghi, si era imbattuto in una pattuglia della polizia. L'alcoltest risultò positivo e fu denunciato per guida in stato di ebbrezza. 'Salvato' da una sentenza delle sezioni unite della Cassazione
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nadia tarantino
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