La lunga attesa tra la sentenza di primo grado e l’Appello si è mangiata tutto il termine di prescrizione. A giugno 2017 la sentenza di condanna, ad agosto 2023 il decreto di citazione per il giudizio di appello: troppo tardi, i sei anni entro i quali concludere tutto l’iter giudiziario (Cassazione compresa) erano già scaduti. Non un processo con decine di imputati, non un processo per fatti complessi, ma un processo a carico di un marocchino di 34 anni arrestato dalla polizia per la detenzione di 5 grammi di hashish e per la cessione di mezzo grammo di cocaina. All’uomo, da anni stabilito a Prato, fu contestato l’articolo 73 comma 5, vale a dire la lieve entità sia in relazione alla quantità che alla qualità delle sostanze. Il tribunale di Prato ha fatto il suo corso chiudendo la faccenda nel 2017, qualche tempo dopo l’arresto; poi la lunga parentesi fino all’agosto del 2023 quando la Corte d’appello di Firenze riduce la condanna di primo grado senza però rilevare che il reato era già prescritto. L’avvocato del marocchino non ha mollato la presa e, visto l’errore, ha proseguito la difesa fino ad arrivare ai giudici della Cassazione che hanno annullato la sentenza di Appello senza rinvio. Tutto finito nel nulla. Sei anni nei quali, pur per pochi grammi di sostanze stupefacenti, la giustizia non è riuscita ad arrivare in tempo.
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