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Trentaseienne ucciso e bruciato a San Paolo, condannato a 14 anni di reclusione il coinquilino


La vittima fu ritrovata il 9 maggio in uno stabile abbandonato nei pressi di via Galcianese. Il movente, secondo gli investigatori, una lite per soldi


Nadia Tarantino


Quattordici anni e dieci mesi di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici per Abdelhadi Hajjaj detto Madani, il cinquantunenne marocchino accusato dell’omicidio del coinquilino Said Jaador detto Samuel, 38 anni, ritrovato in avanzato stato di decomposizione il 9 maggio dello scorso anno in uno stabile abbandonato tra via Galcianese e via San Paolo. L’imputato, difeso dall’avvocato Enrico Martini, ha scelto il processo con rito abbreviato. Il giudice delle udienze preliminari, Marco Malerba, ha pronunciato la sentenza oggi, venerdì 13 dicembre, dopo cinque ore di camera di consiglio. ‘Madani’ è stato condannato anche a pagare un risarcimento in via provvisionale di 50 e di 100mila euro alla moglie e alla figlia della vittima, costituite parte civile e assistite dall’avvocato Katia Dottore Giachino. Sul banco degli imputati anche l’uomo che aveva affittato la stanza a Madani e a Samuel, accusato di occultamento di cadavere; per questa imputazione non c’è stato rinvio a giudizio ma ugualmente non si chiude l’iter giudiziario dal momento che il giudice ha ordinato la trasmissione degli atti alla procura ipotizzando il reato di favoreggiamento. Trasmissione degli atti alla procura anche per la compagna dell’uomo per valutare il reato di false dichiarazioni al pubblico ministero.
Said Jaador sparì il 18 aprile. La moglie, preoccupata per l’assenza prolungata, presentò denuncia e chiese l’auto di ‘Chi l’ha visto?’ per ritrovare il coniuge. Qualche settimana dopo il cadavere fu ritrovato: era irriconoscibile per il tempo trascorso ma anche per il fuoco appiccato nel tentativo di cancellare ogni traccia.
In carcere finì il coinquilino che per giorni aveva collaborato con gli inquirenti fornendo informazioni sull’amico: per la procura, un atteggiamento teso a sviare le indagini e ad allontanare i sospetti dalla sua persona, mentre per il difensore il comportamento di chi non aveva nulla da nascondere come dimostrato dal fatto che, pur avendone avuto la possibilità, non lasciò mai Prato. Secondo la ricostruzione, alla base dell’omicidio questioni economiche.
Oggi il giudice, prima della discussione del pubblico ministero, delle parti civili e della difesa, ha ascoltato il carabiniere che, dopo la denuncia di scomparsa presentata dalla moglie della vittima, fece un sopralluogo nello stabile dove successivamente fu trovato il cadavere. Il militare ha riferito che il corpo di Said Jaador non fu trovato in quella occasione perché l’attività si limitò ad una ispezione visiva e non ad una ricerca mirata.

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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
(N° 4 del 14/02/2009)
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Direttore responsabile: Claudio Vannacci

Editore: Toscana Tv srl

Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
Capalle/Campi Bisenzio (FI)

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