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Torturato, violentato e picchiato in una cella della Dogaia, al via il processo a due pregiudicati


I fatti risalgono all'inizio del 2020. Vittima un pratese di 34 anni, finito dietro le sbarre dopo la condanna a un anno per un furto ma con la previsione di restare solo pochi giorni in attesa di accedere alla misura della messa alla prova. Botte, minacce di morte e abusi sessuali a ripetizione: un inferno durato cinque giorni


Redazione


Entrò in carcere con la certezza di rimanerci pochissimi giorni, quelli necessari, così come obbliga la norma, a smaltire la burocrazia per accedere alla misura della messa alla prova. I giorni furono cinque. Cinque lunghissimi giorni nel corso dei quali fu violentato, picchiato, torturato dai due compagni di cella. A raccontare l'orrore andato in scena a gennaio 2020 nel carcere della Dogaia, fu la vittima, un pratese di 34 anni. Accuse pesantissime e circostanziate che hanno portato sul banco degli imputati due pregiudicati campani di 34 e 46 anni, entrambi con un curriculum criminale di spessore e varie condanne definitive, accusati di concorso in violenza sessuale di gruppo, lesioni e tortura, reato quest'ultimo che solitamente si contesta alle forze dell'ordine ma che in questo caso viene integrato in quanto la vittima, in qualità di detenuto, era affidata al controllo della polizia penitenziaria e non disponeva della propria libertà personale.
Il processo, davanti al collegio giudicante del tribunale di Prato, si è aperto in questi giorni. Il 34enne, che varcò le porte del carcere dopo la condanna a un anno di reclusione per furto ai danni di un parente, si è costituito parte civile, assistito dall'avvocato Olivia Nati. Il dibattimento è alle primissime battute. Numerosi i testimoni citati, a cominciare dagli agenti di polizia penitenziaria in servizio nella 5a sezione della Dogaia dove la vittima, in uno stato di minorata difesa perché alla sua prima esperienza dietro le sbarre e con una tenuta psicologica indebolita dalla tossicodipendenza, fu rinchiusa. L'inferno cominciò praticamente subito: breve il passo dalle offese e le minacce di morte alle botte e alle violenze sessuali. Abusi ripetuti, così come le aggressioni verbali e fisiche. Il 34enne trovò alla fine il coraggio di ribellarsi e denunciò di aver subito abusi di gruppo, di essere stato riempito di schiaffi, pugni, calci, di essere stato colpito alla testa con una padella rovente e su tutto il corpo con mazze di legno e con una mensola. Tutto documentato dai referti medici rilasciati dal pronto soccorso. L'avvocato Nati, che già allora assisteva l'uomo e che in quelle ore già aveva presentato la richiesta di misura alternativa al carcere come concordato ancor prima dell'ingresso alla Dogaia, si attivò immediatamente non solo per la scarcerazione ma anche per l'avvio di un'inchiesta su quei fatti gravissimi. Tanti gli elementi raccolti contro gli imputati, compresa una consulenza genetica che, attraverso l'analisi di materiale biologico, ha attribuito la 'paternità' delle violenze sessuali. I due pregiudicati furono subito divisi e trasferiti in altre carceri dove stanno attualmente scontando le loro pene per svariati reati.
Le accuse della vittima sono passate anche dall'incidente probatorio: una conferma parola per parola di tutto quel calvario.

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è una testata registrata presso il Tribunale di Prato
(N° 4 del 14/02/2009)
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Direttore responsabile: Claudio Vannacci

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Redazione: Via del Biancospino, 29/b, 50010
Capalle/Campi Bisenzio (FI)

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