“Abbiamo consegnato tutta la documentazione richiesta e continuiamo a fornire la massima collaborazione all'autorità giudiziaria”. Così oggi, sabato 12 settembre, Synlab, la società attiva nel settore della diagnostica con sede a Sesto Fiorentino, a cui la guardia di finanza ha ricondotto il laboratorio di analisi cliniche che avrebbe utilizzato un reagente non conforme per processare i tamponi nell'ambito dell'appalto – valore 10 milioni di euro – con il quale la Asl Toscana Centro e le altre della regione hanno esternalizzato il servizio durante l'emergenza sanitaria. Nell'inchiesta aperta dalla procura di Firenze sono finiti due dirigenti del Gruppo Synlab: il legale rappresentante e il direttore del laboratorio. Entrambi sono stati raggiunti da misure interdittive: il primo non potrà concludere contratti con la pubblica amministrazione, il secondo non potrà esercitare la professione di direttore del laboratorio. “”Synlab – si legge ancora nella nota – si dichiara totalmente estranea ai fatti contestati e ribadisce la sua piena fiducia nell'operato della magistratura”.
L'inchiesta, le cui indagini sono state affidate alla guardia di finanza di Firenze, contesta la rispondenza tra quanto chiesto dalle Asl e quanto effettivamente fatto dal laboratorio incaricato di processare fino ad un massimo di tremila tamponi al giorno nel periodo aprile-luglio. In particolare, il reagente utilizzato non era validato con marchio Ce, come previsto dal contratto, ma destinato solo alla ricerca. A far suonare il campanello d'allarme era stata la facilità con la quale il laboratorio effettuava l'analisi dell'ingente quantità di tamponi in un momento in cui era nota la carenza di reagente, motivo che aveva spinto le Asl a esternalizzare il servizio. Synlab ribadisce quanto già riportato anche da Notizie di Prato: “Non sono in contestazione la sicurezza e l'affidabilità dei risultati sui test Covid effettuati, fatto confermato anche dagli organi istituzionali indipendenti preposti ai controlli di qualità degli esami”. Gli investigatori contestano irregolarità contrattuali: il laboratorio avrebbe fornito prestazioni non in linea con i termini del contratto usando – questa è l'accusa – un reagente la cui utilizzabilità è ristretta ai fini della ricerca”.