Doveva essere inaugurato significativamente il Primo Maggio, a poca distanza da dove si trovava il capannone teatro della più tragica tragedia del lavoro a Prato, ma il memoriale per i sette operai cinesi morti nella strage del Teresa Moda è stato distrutto. A realizzarlo, in via Toscana, erano stati i lavoratori iscritti ai Sudd Cobas, che avevano lavorato in maniera volontaria nel finesettimana per costruire con le loro mani il memoriale. Ma oggi tutto questo è stato cancellato dall’intervento di una ditta che ha letteralmente spianato l’aiuola dove sorgeva il monumento e che, per la precisione, si trova davanti ad una ditta che niente ha a che fare con la vecchia Teresa Moda.
“Si tratta di un gesto gravissimo, indecente, vergognoso – è la reazione dei Sudd Cobas -. E sentiamo che manchino in realtà le parole giuste per definite un gesto che esprime un totale disprezzo per le vite degli operai vittime della strage. Quella stessa aiuola, prima dei lavori per il memoriale, era semplicemente un’altra delle tante piccole discariche di cui il Macrolotto è pieno. A quanto pare, a prendere l’iniziativa è stata l’amministrazione del condominio industriale in cui sorgeva il Teresa Moda. Sembrerebbero quindi i proprietari dei capannoni i responsabili di quello che è accaduto”.
“In un Macrolotto – proseguono i Sudd Cobas – in cui i proprietari dei capannoni chiudono tre occhi di fronte al lavoro nero, ai capannoni trasformati in abitazioni-prigione per gli operai, allo sversamento abusivo di rifiuti tessili, al proliferare di discariche a cielo aperto, gli stessi proprietari non tollerano una targa che ricorda gli operai morti. Arrivano a preferire la spazzatura ai fiori. Perché in mezzo alla spazzatura e dentro ai capannoni non ci stanno loro”.
“Molti operai cinesi hanno apprezzato la nostra iniziativa – continua la nota dei Sudd Cobas -. Mentre dietro questo gesto ignobile ci sono i proprietari italiani dei capannoni che riscuotono dalle aziende cinesi affitti d’oro, fregandosene delle condizioni di lavoro a cui sono costretti gli operai. La strage del Teresa Moda, peraltro, ha raccontato in maniera tragica anche questo. Quei fiori e quelle parole danno fastidio perché si vuole cancellare la memoria. E con essa la capacità di sentire anche oggi l’urgenza di combattere lo sfruttamento. Noi non ci stiamo. Siamo già a lavoro per ricostruire il memoriale e da stasera, in via Toscana ci sarà un presidio permanente. Ancora una volta metteremo i nostri corpi a difesa della dignità di chi lavora e di chi è morto lavorando”.
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