Bancarotta fraudolenta e malversazione di erogazioni pubbliche, fondi Covid compresi. Hanno patteggiato i tre amministratori finiti nei guai dopo aver compiuto la scalata ad una delle aziende tessili storiche del distretto – una filatura con sede a Montemurlo – poi ridotta al fallimento dichiarato dal tribunale di Prato a febbraio 2023.
Un anno e 8 mesi all’amministratore di fatto della The Royal co srl, Stefano Moscardi (pena convertita in lavori di pubblica utilità presso l’istituto Santa Rita), e un anno e 6 mesi a Tiziana Grassi e Enrico Furiani, rispettivamente presidente e vicepresidente del Cda (pena sospesa). Ieri, giovedì 3 luglio, il giudice delle udienze preliminari, Francesca Del Vecchio, ha accordato il patteggiamento a cui aveva già dato il via libera il pubblico ministero, Valentina Cosci. Riconosciute, dunque, le ragioni avanzate dagli avvocati Moreno Sarti e Francesca Meucci per conto delle parti civili: il socio di minoranza e l’amministratore privo di deleghe. Una storia che affonda le radici nel 2019 quando i tre, attraverso l’acquisizione di quote, entrano in società assumendo ruoli di vertice. Da lì in avanti una guerra di carte bollate: querele e controquerele, denunce e controdenunce. La nuova gestione contro la vecchia gestione con quest’ultima che accusa di essere stata estromessa, marginalizzata, tenuta all’oscuro dell’andamento dei conti e della tenuta dei bilanci. Uno stato di salute, quello dell’azienda, florido ma solo apparentemente secondo l’inchiesta giudiziaria che ha puntato sulla distrazione di somme e di proventi e beni della società. In ballo anche sovvenzioni e finanziamenti Covid, legati al ‘fondo di garanzia Pmi’: qualcosa come 4-5 milioni che non sarebbero stati interamente destinati alle finalità previste dalla legge ma trasformati, stando alla ricostruzione della guardia di finanza, in benefit ed emolumenti, utilizzati per saldare debiti pregressi, per aprire nuove linee di finanziamento e per accedere a ulteriore liquidità. Fino al dissesto, dichiarato dal tribunale il 15 febbraio di due anni fa quando subentra la liquidazione giudiziale che si ritrova a gestire istanze di ammissione al passivo in privilegio per un valore di oltre un milione di euro e in chirografo per circa 4 milioni e mezzo.
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