Il loro compito era quello di accompagnare, gestire e sorvegliare gli operai sfruttati affinché lavorassero secondo gli ordini, senza perdere tempo e senza fare storie. I due, Gamal Eid Sayed Ahmed e Emad Ibrahim Nabham Mohamed, egiziani di 32 e 45 anni, arrestati nel 2020 con altre 9 persone nell'ambito dell'inchiesta 'Cemento nero' del sostituto procuratore della Repubblica di Prato Lorenzo Gestri, sono i primi ad essere stati condannati in via definitiva per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro nel settore edile. La Cassazione ha respinto il ricorso presentato dal loro avvocato e ha confermato la condanna a 2 anni e 6 mesi di reclusione e 4mila euro di multa patteggiata con il tribunale di Prato. Si tratta della prima sentenza della Corte di Cassazione relativa al caporalato nell'edilizia in Toscana.
I due egiziani erano tra i caporali della sessantina di operai, molti dei quali clandestini, costretta a turni di lavoro lunghissimi in cambio di uno stipendio da fame. Il sostituto Gestri, attraverso le indagini della Squadra mobile di Firenze e di Prato, ricostruì un sistema di caporalato organizzato tanto che agli 11 arrestati – tra loro l'imprenditore calabrese Vincenzo Marchio per il quale l'accusa ha chiesto una condanna a 7 anni di reclusione – fu contestata l'associazione per delinquere finalizzata, a vario titolo, al reclutamento e allo sfruttamento di manodopera, favoreggiamento della permanenza in Italia di clandestini al fine di trarne ingiusto profitto e impiego di manodopera clandestina. Due le imprese edili finite nell'inchiesta: la Eurocostruzioni 75 di Marchio e la Novaedil dei fratelli egiziani Said e Sabri Mohamed. Le indagini, fatte di intercettazioni telefoniche, pedinamenti, telecamere nascoste, puntarono in particolare su una trentina di cantieri nelle province di Prato, Firenze e Pistoia e un paio anche fuori Toscana, uno dei quali relativo ad un appalto pubblico. In tutti – ricostruirono gli investigatori – c'erano caporali e sottocaporali che controllavano gli operai dopo averli prelevati all'alba nei punti di incontro e portati sul posto di lavoro dove, per una decina di euro l'ora, facevano i muratori e i manovali finché ce n'era bisogno. Agli operai che non avevano una casa, sempre stando all'inchiesta, era garantito anche l'alloggio il cui costo veniva trattenuto dallo stipendio così come venivano trattenuti i soldi per il pagamento dei contributi che però non sempre sarebbero stati versati. A mettere in moto il lavoro degli investigatori fu la Cgil di Firenze a cui chiese aiuto in operaio egiziano. Il suo resoconto bastò per mettere in piedi l'inchiesta 'Cemento nero' che, ancora oggi, è tra le più importanti portate avanti dalla procura di Prato.
Il destino giudiziario degli imputati ha preso vie diverse in sede di udienza preliminare: c'è chi ha scelto il rito ordinario, chi il rito abbreviato e chi ha patteggiato. Intanto il primo sigillo della Cassazione è arrivato e da quelle condanne non si torna indietro.
Sfruttamento sul lavoro nel settore edile, a Prato la prima condanna definitiva in Toscana per due caporali
Confermato il patteggiamento a 2 anni e 6 mesi di reclusione per due caporali che nel 2020 furono arrestati insieme ad altre nove persone nell'ambito dell'inchiesta 'Cemento nero' del sostituto Lorenzo Gestri. A mettere in moto gli investigatori fu il racconto fatto alla Cgil di Firenze da un operaio
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nadia tarantino
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