Si è avvalso della facoltà di non rispondere Miao Kedan, l'imprenditore cinese di 39 anni finito in carcere il 22 gennaio con l'accusa di sfruttamento del lavoro. Assistito dal suo avvocato di fiducia, l'uomo ha preferito non rispondere all'interrogatorio di garanzia in programma oggi, venerdì 25 gennaio. Miao Kedan è il primo imprenditore arrestato a Prato per sfruttamento del lavoro. A lui i carabinieri del Nucleo investigativo sono arrivati dopo due mesi di indagini coordinate dal sostituto procuratore Lorenzo Gestri che poi ha ottenuto dal tribunale la misura della custodia cautelare in carcere. Le telecamere nascoste installate dentro e fuori la sua confezione, confusa tra le case in via Sabotino, hanno mostrato le condizioni di lavoro degli operai. Almeno ventuno quelli che gli investigatori hanno contato, tutti cinesi, tutti clandestini, tutti a nero e tutti impegnati in turni massacranti di 13/16 ore con soltanto tre pause di dieci minuti per mangiare qualcosa al volo. Molti dei lavoratori, alla fine del turno, si spostavano in un appartamento in via Pistoiese dove erano stati ricavati quindici posti letto. Stesso appartamento abitato dall'arrestato e dalla sua compagna e collaboratrice (unica dipendente della ditta regolarmente assunta), anche lei finita nei guai per sfruttamento del lavoro e sottoposta al divieto di dimora a Prato. La procura contesta al confezionista di aver approfittato dello stato di bisogno dei suoi operai rappresentato dal fatto di non avere il permesso di soggiorno. Gli altri elementi raccolti dagli inquirenti hanno portato la procura a contestare l'articolo 603 bis del Codice penale, vale a dire lo sfruttamento: le tante ore di lavoro senza riposo, l'assenza di sicurezza e igiene sul luogo di lavoro, l'offerta di condizioni di lavoro e alloggiative degradanti.
La compagna dell'imprenditore, difesa dall'avvocato Tommaso Magni, comparirà davanti al giudice per l'interrogatorio di garanzia la prossima settimana.
Sfruttamento del lavoro, l’imprenditore arrestato non risponde alle domande del giudice
Si è avvalso della facoltà di non rispondere l'uomo arrestato dai carabinieri con l'accusa di aver sfruttato i suoi operai. Per due mesi la sua azienda è stata spiata attraverso le telecamere nascoste
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