Da anni sono abituati a controllare capannoni e stanzoni fatiscienti e a trovare le peggiori condizioni igienico-sanitarie. Ma quello che hanno visto ieri pomeriggio, durante il controllo in un tomaificio cinese di Narnali, ha superato ogni misura. Il capannone, infatti, non solo era in condizioni estremamente precarie, con i muri inzuppati di umidità e il pavimento a tratti assente. Ma dentro, accatastati in maniera pericolosa, c’erano anche 26 fusti di colla adesiva e di solventi al neoprene, altamente infiammabili, e 10 metri cubi di pellame e tomaia. Il tutto senza nemmeno la presenza di un estintore nell’intero ambiente lavorativo, mentre in un angolo era ricavata alla meglio una cucina con tanto di bombole del gas. Insomma, una vera e propria bomba incendiaria e ambientale innescata, nel bel mezzo delle case.
L’intero capannone, naturalmente, è stato sequestrato dagli agenti della polizia municipale che hanno messo i sigilli anche a 30 macchine da lavoro e a tutto il materiale trovato all’interno dello stanzone, compreso il pellame e i fusti. Il titolare cinese della ditta, assente al momento del controllo, è stato denunciato per favoreggiamento e impiego di manodopera clandestina. Due dei 14 operai trovati al lavoro, infatti, erano provi del permesso di soggiorno. La direzione provinciale dell’Ispettorato del lavoro ha invece provveduto alla sospensione dell’attività lavorativa. Nell’ambito dello stesso controllo, agenti della polizia stradale hanno fermato un marocchino di 35 anni e lo hanno denunciato per il reato di trasporto abusivo di rifiuti non pericolosi. Il furgone condotto dallo stesso straniero è stato quindi sequestrato.
Il controllo al tomaificio di Narnali è scattato in seguito ai numerosi esposti presentati dai residenti della zona che lamentavano i disturbi provocati dall’attività lavorativa , soprattutto, le pessime condizioni di sicurezza dell’intero immobile.
Riproduzione vietata