Dieci operai in parte a nero e alcuni anche senza permesso di soggiorno, condizioni igieniche e sanitarie del tutto insufficienti, smaltimento illegale dei rifiuti. Queste e altre le irregolarità scoperte dalla polizia municipale di Prato in una ditta di confezioni completamente sconosciuta a qualsiasi ente perché mai registrata alla Camera di commercio. La titolare di fatto, una imprenditrice cinese, è stata arrestata ma subito rimessa in libertà con l’obbligo di firma dal giudice delle indagini preliminari, Lastrucci. La donna, difesa dall’avvocato Paolo Tresca, aspetterà dunque libera il processo per favoreggiamento e sfruttamento dell’immigrazione clandestina.
Il controllo è scattato nella serata di giovedì 8 maggio e altro non è stato che la seconda puntata di una indagine partita nei giorni scorsi quando gli agenti della Municipale si sono imbattuti in un extracomunitario che scaricava abusivamente sacchi di scarti tessili. Il tempo di organizzare un pedinamento ed ecco che, giovedì scorso, l’uomo ha portato gli investigatori dritti in un capannone in via Zipoli. L’immobile, di proprietà di un italiano e preso in affitto dall’imprenditrice, è stato sequestrato così come il furgone usato per spostare i rifiuti. La cinese, che già in passato era finita nei guai per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, è stata arrestata ma è durato meno di 24 ore. Denunciato lo scaricatore dei sacchi neri su cui sono in corso indagini per individuare eventuali ulteriori ditte che si sono avvalse dei suoi servizi.
Si registra l’intervento della sindaca Bugetti che ha ringraziato la polizia municipale e sottolineato l’impegno sul fronte della sicurezza “nonostante sia una competenza nazionale”. “Collaboriamo con prefettura e forze dell’ordine – il commento – perché è così che si dimostra di essere al servizio dei cittadini in difesa della parte sana e bella della città”.
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