Porte del carcere spalancate per diversi indagati dell'inchiesta sull'imponente giro di droga tra Toscana, Lazio e Grecia smantellato a marzo dello scorso anno dai carabinieri della Capitale. Il passaggio del procedimento da Roma a Firenze, dettato dalla competenza territoriale dopo che è stato dimostrato che l'organizzazione aveva base operativa a Prato (leggi), non è stato completato entro i termini previsti dalla norma e questo comporta il ritorno in libertà degli indagati ancora dietro le sbarre. Qualcosa, dunque, si è inceppato. L'inchiesta, avviata nell'estate del 2021, portò all'arresto di 47 tra cinesi, filippini e italiani specializzati nel traffico nazionale e internazionale di droghe sintetiche, in prevalenza ketamina e shaboo. Diciannove le persone finite in carcere, 16 agli arresti domiciliari e 12 destinatarie di divieti di dimora. Prato il centro del traffico di droga comandato, secondo gli inquirenti, da una donna cinese, difesa dall'avvocato Alessandro Fantappiè che assiste diversi altri indagati. Associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e sfruttamento della prostituzione: queste, a vario titolo, le accuse contestate dai magistrati.
Il procedimento, un mese fa, è stato trasferito dal tribunale di Roma alla Dda di Firenze (competente per i reati di stampo associativo) su istanza dell'avvocato Fantappiè a cui si associarono i colleghi (Veltri e Nicolosi) che difendono altre posizioni. Venti giorni di tempo per la trasmissione degli atti e per la reiterazione delle richieste di custodia cautelare in carcere: il cerchio, però, non si è chiuso.
Le indagini del comando provinciale dei carabinieri di Roma smontarono l'organizzazione composta da diverse donne cinesi che formavano un nucleo principale a Prato e una sorta di succursale a Roma. La droga arrivava dalla Grecia con spedizioni aeree e poi veniva smistata in Toscana e nel Lazio. A mettere gli inquirenti sulla strada dei trafficanti e degli spacciatori, fu un pacco sospetto intercettato in un aeroporto tedesco scelto dall'organizzazione come tappa intermedia tra Atene e Roma: quello che appariva una semplice confezione di generi alimentari, si rivelò il nascondiglio dello stupefacente. Altre indagini appurarono che la droga arrivava in Italia anche con voli diretti da Atene, nascosta in peluche. Determinante il contributo di un pentito.
La donna ritenuta il vertice dell'associazione a delinquere, avrebbe imposto, da Prato, il pagamento di un dazio per i carichi di droga in entrata: un euro per ogni grammo. Shaboo, ketamina, yaba e altre droghe venivano vendute all'ingrosso a clienti fidati che a loro volta provvedevano allo smercio al dettaglio.
Nell'inchiesta anche un giro di prostituzione con l'ingaggio di giovani donne messe a lavorare in night club e circoli privati che erano anche tra i terminali dello spaccio di droga.
Ritardi sul processo trasferito da Roma per competenza territoriale: scarcerati gli indagati
La procedura di trasferimento, presa in carico e reiterazione delle misure di custodia cautelare non è stata completata nei tempi previsti dalla norma e questo ha comportato il ritorno in libertà di diverse persone accusate di aver fatto parte di un'organizzazione dedita al traffico internazionale di droga sintetica
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